La settimana passata mi sono dimesso da tutti gli incarichi che avevo in Banzai e nel mondo SMG. Dieci anni sono tanti ed ho voglia di nuove sfide. Mi accompagnano nell’avventura alcune persone che hanno condiviso con me questi lunghi anni, tra cui Fernando Diana che è stato amministratore di alcune partecipate del gruppo. Mi sono trovato così a fare l’impensabile: mail di commiato alle persone con cui ho lavorato dieci anni, svuotamento del mio ufficio riempiendo scatola di cartone, aggiornamento della mia bio mettendo tutte le mie esperienze al “passato”. Cosa andrò a fare ?
- Una start-up nel mondo delle news, per la quale in primavera andrò alla ricerca di un round di finanziamento presso alcuni VC.
- Una società (Strategy) con la quale mettere a disposizione l’esperienza accumulata in questi anni, proponendosi come partner per chi vuole sviluppare business in rete, in particolare per il mondo editoriale. L’attività è creata attorno ad un team di partner molto validi che hanno importanti capacità nei seguenti campi: sviluppo del business, budgeting, tecnologia e architetture, security.
Non è un buon momento per lasciare tutto ed avventurarsi in nuovi progetti. Ma come insegna il saggio popolo cinese, crisi=pericolo + opportunità.
Dopo molti anni che seguo start-up di prodotti web e nuove attività mi sono reso conto di avere un approccio in larga parte caotico/creativo e poco organizzato. Non è detto che sia un male…dato che con me ha quasi sempre funzionato. Riflettendo però a posteriori sulle ragioni del successo od insuccesso del lancio di un nuovo prodotto editoriale ho provato a elencare le varie attività necessarie per capire i miei punti deboli e punti di forza. Ho trovato spunto da uno schema di una presentazione di Dave McClure che ho fatto mio traducendolo ed apportando qualche modifica. Nel 2010 voglio provare a ridurre il mio metodo creativo/caotico attaccando al muro questo schema e seguendolo in ogni sua parte.
Lo schema rappresenta le principali metriche da tenere sotto controllo per il successo di una start-up : Acquisizione, Attivazione, Fidelizzazione, Viralità (referral), Revenues. Queste grandezze sono tutte azionabili e regolabili con una serie di attività, molte delle quali misurabili in maniera chiara e definita. Alcune piu importanti di altre, e non tutte adatte a tutti i prodotti. Ecco lo schema :

Lo schema parte dalla acquisizione del traffico che avviene con svariati strumenti. Il traffico arriva in landing pages che possono essere specifiche, oppure in hp, o pagine foglia. Qua subentra l’attivazione: ovvero una quota di utenti scappa via mentre una parte continua a navigare e viene “catturata” dal sito. Successivamente c’è da gestire la fidelizzazione, ovvero trovare dei modi per far sì che l’utente torni e torni più volte. Il referral sono poi gli strumenti messi in pratica per far si che gli utenti automaticamente si attivino per portare nel sito amici e conoscenti. Questa massa di utenti attivi poi deve tradursi, in fondo allo schema, in dei Ricavi, che potranno arrivare da vari strumenti.
Nelle prossimi settimane, tempo permettendo, e magari con l’aiuto di alcuni lettori vorrei approfondire ognuno dei 5 capisaldi andando a dettagliare le singole attività, e soprattuto le modalità di tracciamento dei risultati.
Metriche di una start-up:
Schema riepilogativo
#1 Acquisizione
#2 Attivazione
Non vorrei essere nei panni di un brand manager, in questi tempi frenetici. Consumatori sempre piu dispersi in migliaia di canali diversi, sempre piu smaliziati, sempre pronti a mettere in discussione la marca e la sua comunicazione. Nel frattempo mille possibilità di comunicare, con nuove modalità (e mode) ogni mese, e le marche che corrono a sperimentare tutti i nuovi mezzi. Ovvio che questa frenesia del nuovo porta spesso a seguire delle mode ed a sbagliare: basta ricordare il periodo in cui tutte le marche “sbarcavano su second life” con una loro isola. Era solo un paio di anni fa e sembrava che non si potesse vivere senza una isola su SL, oggi ci si ride sopra (ride meno chi ci ha speso i soldi).
Sbagliare è normale, ma fare delle cazzate lo è un pò meno. Uno degli errori piu grandi a mio avviso è quando la marca diventa editore. Esistono moltissimi casi, con varie gradazioni: tra i tanti segnalo la community delle mamme di Carrefour e il portale femminile DonnaD di Henkel. Mi soffermo sul secondo perchè è maggiormente emblematico. Leggi tutto l’articolo
Google (ed anche Bing) stanno lavorando alacremente per rispondere alle query con informazioni dirette, senza che l’utente lasci il motore. La cosa esiste da tempo ma adesso sta esplodendo in tutti i campi e trasforma la natura del motore di ricerca, che piano piano diventa anche editore, e da hub che smista traffico diventa pagina di partenza e di termine.
Questo vuol dire essenzialmente più query per il motore ma meno traffico per gli editori (e meno soldi). Alcuni di essi che vivevano (basti pensare al meteo) essendo ai primi posti della serp, potrebbero avere un contraccolpo importante.
Ecco una lista di esempi: Leggi tutto l’articolo
Mi sono imbattuto (casualmente, lo giuro!) in un post che racconta quanto si guadagna e come si lavora a Facebook. Sul quanto si guadagna, la tabella parla chiaro…si guadagna molto bene:

A Facebook lavorano circa 750 persone e pensano di raddoppiare nel 2010. Un software engineer a 110$ è decisamente un bel costo. Secondo me siamo tra i 5-10 mln di dollari di costo personale al mese, con una proiezione annua di almeno mezzo miliardo annua intorno ai 100 mln dollari. L’infrastruttura che contiene i dati di 350 milioni di persone è gigante: oltre 10.000 server che costeranno come minimo 100 mln annui. Questo “conto della serva” chiarifica il tema del battente costi di Facebook che non è banale. Leggi tutto l’articolo
Questo grafico (tratto da Business insider) rappresentanta l’andamento del numero degli impiegati nel settore dei giornali USA dal 1947 in poi.
Il declino inizia proprio all’inizio degli anni 90 (proprio quando arriva internet….e non credo sia una coincidenza) per poi subire una accellerazione incredibile negli anni 2000 riportanto il numero degli impiegati al 1947. In poco piu di dieci anni sono spariti 200.000 posti di lavoro presso i giornali statunitensi.

La domanda da porsi è se nel frattempo il web ha dato a questi 200.000 giornalisti ed impiegati un lavoro alternativo.
Molti commentatori e blog dicono: “It’s a great opportunity!”. Le news ed il mestiere del giornalista sarà reinventato in questa nuova decade, e sarà maggiormente vicino alla tecnologia attuale ed ai nuovi modelli di consumo. Grandi opportunità per tutti!
Nell’attesa di questo nuovo modello, io vedo solo una progressiva e costante perdita di qualità del web.
“It’s a great opportunity…..for spammers!”
La Francia sta pensando di introdurre una Google Tax….
The proposals made to support content creation will require about 50 million euros of financing in 2010, then 35 to 40 million a year in 2011 and 2012, and this is where the Google tax, as coined by Toubon, would come in. The recommendation to tax Google and other internet giants such as “Microsoft, AOL, Yahoo or Facebook” reflects complaints from online news outlets and cultural sites that these companies make much of their advertising revenue from using content without the owners’ permission,
Certo che se lo viene a sapere il Berlusca c’è il caso che per la prima volta lo vediamo in prima linea ad alzare le tasse (agli odiati nemici del web) 😀
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7 gennaio 2010Social Media
I dati comparati sui principali social network da parte delle principali tre firme (Compete, comScore e Quantcast) danno un giudizio abbastanza concordante. E cioè :
- MySpace è in calo
- Twitter dopo grande crescita è flat ormai da molti mesi
- Facebook continua la sua crescita
Questo dimostra che – cosa ovvia- non possono coesistere piu social network, a livelli elevati. Gli utenti alla fine ne scelgono uno e tendono ad usare solo quello.
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Una personalizzazione del Corriere della Sera significa che Google ha deciso di fare sul serio. Questo è branding.

Dai dati in mio possesso, il trend di crescita del browser google negli ultimi mesi è costante, ed è arrivato in alcuni siti al 6%. Fortunatamente pare che ad essere intaccato sia solo Explorer, con Firefox che non perde quote, ed anzi avanza verso il 25% (dal 20% di anno precedente).
Se Google padrone del web mi fa paura potete immaginare che impressione mi faccia Google padrone del mio Desktop.
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