Sprenotazioni
Scritto da Luca Lani il 23 settembre 2013
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Oh! Pare che a GroupM siano arrivati in quste ultime settimane piu di 35 mln di sprenotazioni sull’autunno ed altre sono in arrivo. Avete avuto anche voi notizie del genere? Un buon 20% sono relative a budget web. Insomma pare che ci aspettano mesi complicati.
Lato mio posso dire che il trend è questo…se siano 35 milioni non saprei.
Alcuni mi han detto anche – 30/35 % rispetto ad autunno dell’anno scorso.
Ciao Luca, non conosco le cifre, ma confermo che il trend e’ ampiamente al di sotto di qualsiasi previsione negativa. Sembravano esserci colpi di coda del settore auto, ma molte operazioni sono in bartering direttamente con le case auto
ragazzi..è dura…
almeno cambio auto..
noi abbiamo previsioni leggermente migliori dell’anno scorso, ma da sponsorizzazioni. Negative, invece, le previsioni per la tabellare che, però, dovrebbe per l’appunto essere compensata dalle sponsorizzazioni (toccando ferro!!!!)
differenza tra sponsorizzazioni e tabellare?
Per quello che vedo confermo assolutamente questo trend. Dura, durissima!
speriamo che fallite al più presto come è fallito questo paese di corrotti e burattini. la vostra informazione fa pena..
@Pippo Carotenuto: le sponsorizzazioni sono quelle che, per la gran parte, vendiamo direttamente ai clienti e coprono particolari eventi speciali. La tabellare è quella che ci arriva dalla concessionaria.
chi sta tagliando? a me risultano tagli nel finance
Anche tecnologia.
In un mercato contratto lato consumatore è anche meglio una rettifica dei budget nazionali e di sedimentazione. I 4 grandi mercati: automotive, GDO, largo consumo, finanza, tirano i remi in barca sul 4 quadrimestre in vista delle nuove pressioni fiscali più che certe. Il mercato si contrarrà sempre di più e il consumatore, che per prima cosa è un lavoratore, sarà accerchiato dalle tasse e da una precarietà lavorativa che non invoglia all’acquisto del superfluo; basti vedere che anche l’alimentare è in flessione su beni di prima necessità. Questo però può anche essere un bene soprattutto per le testate locali con un buon posizionamento, come giustamente facevi vedere tu Luca sulla questione AUDIWEB/NILSEN.
Cambia il mercato e i mercanti cambiano di conseguenza, c’è da aspettarsi, come in tutte le crisi lunghe, che i grandi investitori inizino a farsi la guerra degli sconti e cerchino di fare più margine con un controllo dei volumi di vendita bilanciandoli su campagne tattiche.
C’è da dire che il governo del paese poco o nulla sta facendo per indurre un po’ di fiducia quindi il riflesso negativo sarà visibile anche in caso di un’uscita repentina dalla crisi.
Di sicuro tutto questo trambusto farà del bene: ai consumatori che proveranno a scegliere meglio i loro prodotti valutando gli stessi oltre non con il solito passaparola ma su basi più ampie fatte di recensioni e commenti nei forum, ai mercanti che daranno prodotti sottocosto così da far provare un po’ più la qualità, al settore pubblicità con un allineamento (si spera) più sulla qualità che sulla quantità.
Ho una domanda “tecnica” (e forse stupida) per voi esperti: ok, calano gli investimenti pubblicitari perchè calano i consumi, c’è la crisi, ecc… Ma scende di pari passo anche lo “spazio-tempo” (credo si dica “i volumi”) dedicato sui vari mezzi all’adv? Cioè: scendono del 25% gli investimenti sui quotidiani ma non è diminuito del 25% lo spazio dedicato alla pubblicità sui quotidiani, le pagine sono sempre quelle. Così come in TV (lì mi sembra che il trend sia in costante aumento, sia sulla generalista che su Sky) e su internet (ovunque è un accavallarsi di overlayer, skin, banner espandibili, video a tutto schermo…).
Quindi in pratica il “fastidio” provocato dalla pubblicità all’utente/telespettatore/ascoltatore è lo stesso (anzi aumenta) mentre gli investimenti scendono inesorabilmente… Lo spazio lasciato ai contenuti diminuisce e viene quasi fagocitato dall’adv.
Questo non è ancora più controproducente? Se si inflaziona lo spazio pubblicitario aumentando sempre di più i volumi per cercare di contrastare il calo degli investimenti non si rischia anche di ritardare sempre di più la ripresa? O comunque di svalutare il proprio prodotto editoriale per sempre?
@Adriano
Mi sbilancio in una breve analisi sull’AFFOLLAMENTO derivante dalla discesa dei prezzi per FARE PUBBLICITA’ congiunta alla NECESSITA’ di COPRIRE i BUCHI.
Un quotidiano, un’emittente (TV/RADIO), un’affissione, in pratica tutto quello che sono i vecchi – media -, hanno degli spazi fissi; internet è un po’ diverso.
Gli spazi fissi dei – media – sopra citati devono essere obbligatoriamente riempiti con pubblicità; la pubblicità non per forza deve essere di un cliente ma può anche essere auto-promozionale (detta: riempitivo). L’eccezione, marginale, la fanno i quotidiani che possono ridurre la foliazione a scapito dei contenuti: in pratica si litiga in redazione per avere spazio dove scrivere mentre l’editore vuole diminuire la foliazione perché l’adv non rende (costo medio in calo) ed i valori di spesa sono in rialzo: carta, redazione, distribuzione, tasse, ecc.
Il fastidio che tu senti è derivante dalla spinta autopromozionale, latente in molti messaggio, di prodotto interno dei media, che tenta di invogliare il lettore all’acquisto/lettura/ingaggio del/con il mezzo.
Internet ha sparigliato le carte sul tavolo di tutti gli -old media-. In pratica i vecchi editori si sono sentiti dire dai maggiori investitori pubblicitari che i loro numeri sono delle eresie perché se un giornale come il Corriere Della Sera ha una foliazione (carta) di 94 pagine in rete in realtà vale 10 pagine viste; lo stesso discorso lo si può fare con le radio, l’affissione (considerata alla pari della TV come rilevazione d’imprinting) e la TV.
Al nuce: i vecchi editori non stanno facendo altro che aumentare l’offerta di prodotto (nuovi contenuti con nuove piattaforme) dando al cliente (pubblicità) più esposizione su più mezzi con costi inferiori.
Quello che non funziona nella catena sono 3 fattori: la duplicazione, l’affollamento, l’ingaggio. Questi fattori sono determinanti al fine di raggiungere un obiettivo di cassa (portare a casa le spese) cercando di contrarre i costi in tempo di crisi.
Qualche soluzione c’è, anche in ambito di gestione aziendale, ma è molto complessa da spiegare ad editori che pensano ai giornali, alle TV, ai mezzi di informazione, come prodotto.
@Claudio
Grazie per la risposta: pur essendo editore da molti anni molti termini mi sono ancora poco chiari (tipo: cos’è l’ingaggio?).
Ad ogni modo faccio una constatazione forse banale: a me pare che ogni mezzo abbia spazi variabili. Non solo i giornali (dove puoi fare più o meno pagine e dedicare più o meno spazio alle inserzioni) ma anche la TV: esempio stupidissimo, il TG delle 20 di La7. Prima c’era il pippozzo di Mentana, poi titoli, telegiornale, pausa pubblicitaria e poi chiusura (di solito un laconico “non ci sono notizie dell’ultimo minuto e quindi ciao”). Ora: pippozzo di Mentana, 2 SPOT DA 30 SECONDI, titoli, telegiornale, pausa pubblicitaria, chiusura. Quei 2 spot tra il pippozzo e i titoli sono uno spazio che prima non esisteva, è un’aggiunta. Il passo successivo potrebbe essere una bella pausa a metà giornale, perchè no?
Il discorso vale sia per la tv generalista che per Sky dove è vero che l’autopromo la fa da padrone (son quasi riusciti a farmi odiare The Walking Dead!) ma anche gli spazi a pagamento stanno aumentando in ogni forma (popup stile banner durante le partite, superspot prima dell’inizio, al fischio finale…).
Io come utente/telespettatore provo fastidio sia per la QUANTITA’ dei messaggi/spazi pubblicitari (in continuo e costante AUMENTO) che per l’eccessiva RIPETITIVITA’ degli stessi (sempre le stesse pubblicità in HEAVY ROTATION per settimane).
E come editore temo che questa non sia la strada giusta da percorrere: su Internet l’utente medio può accettare (in cambio di un contenuto gratuito e di qualità) una “pressione pubblicitaria” giusta in termini di quantità e qualità ma quando una aumenta e l’altra diminuisce c’è il rischio che possa ricorrere a stratagemmi (tipo AdBlock) per evitare il fastidio.
@Adriano
Per – ingaggio – si intende il tempo che il fruitore passa sul mezzo. Si crea, o meglio si dovrebbe creare, un filo conduttore che non lo distragga dai contenuti successivi.
Nella TV un esempio può essere quello che fa FOCUS (DTT): mette una domanda prima dello stacco pubblicitario che non ma è mai a spazio fisso; ti mando la domanda ma l’adv può durare 60″/90″/30″ così da invogliarti a rimanere lì in attesa della risposta. Intanto vedi l’adv e poi torni a vedere il contenuto.
Sui quotidiani l’ingaggio lo ottieni con articoli che poi ti rimandano a pagina X. Cercando di bilanciare bene i rimandi hai la possibilità di far leggere più pagine ravvicinate. In Prima pagina metti 5 pezzi con il rimando a pagina 3-5-7-9-11; così facendo esponi il lettore ai messaggi delle pagine 2/4/6/8,10. Hai fatto ingaggio su 18/20 pagine… il resto mancia, ovvero il resto delle pagine non lo leggono ed internet ha sancito questa cosa chiaramente. Se sei esposto leggono altrimenti i canali verticali non lo sfoglia quasi nessuno. Chi si legge tutta la CRONCA/ECONOMIA/ecc di un giornale on line?! (oltre al fatto che per esempio CORSERA non ha i canali verticali aggiornati in real time.)
Per la radio le attese/ingaggio li crei con telefonate, premi o la canzone del momento.
L’affissione crea ingaggio con donne discinte (uomo), e spiagge incontaminate (donne). (generalizzo ovviamente)
Veniamo all’affollamento nudo e crudo. Visto che la TV fa molti programmi di basso livello la possibilità di fare buoni ascolti sulle pubblicità scema in modo direttamente proporzionale al tipo di contenuto esposto. Se io mando in onda un programma di basso livello al primo stacco il mio telespettatore va a farsi una piadina con la scamorza quindi la resa di quello stacco sarà bassa. (per dirla in sintesi il MediaWorld avrà meno gente nei negozi perché quello spot non l’ha visto nessuno).
Come risolvono, tutti i vecchi media, facendo grandi affollamenti e duplicazioni di prodotto. Se ho un TG che “tira” ci sparo in mezzo ADV a fiumi e poi per il resto della serata ti “omaggio” degli “slot” che andranno a compensare la spesa.
Così fanno i quotidiani: paghi la PAGINA N2/3 ad un botto di soldi poi mi fai il settimanale alla metà del prezzo ecc ecc.
Radio idem!
P.S. nessun grande editore ha ad oggi spazi variabili, ci sta provando Ferruccio con la foliazione ma sarà durissima. TV, RADIO, AFFISSIONE, INTERNET devono alimentare sempre, e dico sempre, le piattaforme. Sai bene come fanno: repliche (tv), repliche (radio), omaggi (affissione, anche se ora vedo molti “bianchi”), internet semplicemente COPIANO i contenuti degli altri (vedi grande testate che fanno loro contenuti di YOUTUBE e simili)
La strada giusta esiste, eccome se esiste, ma è lastricata di manager incompetenti, vecchi, con uno stile poco dediti ai risultati e molto dediti al compiacimento personale.