Gossip Gossip, Here!
Molti lettori del blog pubblicano gossip di mercato e notizie interessanti in fondo a dei post che non c’entrano granchè. Ho pensato quindi di tenere un post fisso sull’argomento “gossip” così da avere uno spazio sempre aggiornato, ed avere una bella icona in tutto il sito per ricordarsi del post. Ovviamente faccio affidamento all’intelligenza dei lettori: se sono cose delicate non mettiamo nomi e cognomi. Grazie! Nota : i gossip recenti sono in fondo alla lista….
@Valeria…
in realtà non farà da consulente di Banzai..(su questo mi sono sbagliato..)..ma diventa A.D. di BANZAI
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-10-15/banzai-scott-jovane-nuovo-ad-opzioni-3percento-capitale-185756.shtml
@Carletto: insisto…. non riesco a capire come diventare AD di Banzai, una delle principali web/media company italiane, non sia in conflitto con il patto di non concorrenza firmato da Jovane e lautamente pagato da RCS. Poi, evidentemente, sono io che non capisco, perchè immagino che se avessero ravvisato una concorrenza non gli avrebbero consentito di assumere la nuova carica
Potrebbe essere che lo hanno escluso come patto di non concorrenza per acquisizione in futuro di Banzai da parte di RCS, che ne pensate ?
senti Ainio 😉
Massimo Martellini, già AD di SportNetwork, dal 1 ottobre è Head of Sport presso 24 Ore System
http://www.wired.it/economia/business/2015/10/19/alibaba-sbarca-in-italia/#.ViXtObIXRD8.linkedin
Qualcuno sa qualcosa in più dell’uscita di Zilli da Triboo Media?
http://www.engage.it/campagne/triboo-media-alberto-zilli-lascia-rassegnate-le-dimissioni-da-a-d/51169
Se c’è una cosa in cui Giulio eccelle è l’intelligenza legale, dedica più tempo al dopo contratto che al contratto stesso.
Dubito che Zilli si ripresenti sul mercato con qualcosa legato all’advertising o in possibile concorrenza con Triboo.
Dopo quotazione, certi passaggi sono sicuramente più sensibili.
Uhm, Mi sono sempre chiesto chi fosse il vero traino di triboo.
Secondo voi, senza Zilli avremo una Triboo più sciatta e con minore capacità di crescita?
Come volevasi dimostrare:
http://www.engage.it/media/triboo-media-parla-giulio-corno-gli-obiettivi-non-cambiano/51353
Trovo molto interessante questo passaggio:
Sono passati due giorni dalle improvvise dimissioni di Alberto Zilli da Triboo Media, la società di cui era amministratore delegato e co-fondatore. La notizia, totalmente inaspettata, ha avuto un forte impatto a più livelli: in primis sul titolo, quotato dal 2014 sull’AIM Italia. Il CdA della società si è comunque mosso tempestivamente: all’altro fondatore di Triboo Media, il presidente della società Giulio Corno sono state attribuite le deleghe per direzione e coordinamento del gruppo e i ruoli-chiave della società e nelle controllate sono stati assegnati a manager interni, che avranno il compito di assicurare continuità nel percorso di crescita che l’azienda ha costruito fino ad oggi. Proprio «continuità», insieme a «solidità» sono le parole sottolineate con maggior forza da Giulio Corno in questa intervista, la prima dopo le dimissioni di Zilli, in cui l’imprenditore spiega come la società, che sarà dotata di un nuovo modello organizzativo, dal profilo maggiormente “manageriale”, non sia affatto disposta a cambiare o ridimensionare i propri piani. Al contrario, sono in atto operazioni di scouting in vista di possibili nuovi acquisizioni sul mercato pubblicitario, tecnologico ed editoriale.
Un po’ di chiarezza: qual era il ruolo di Alberto Zilli in Triboo Media e nelle controllate, e come sono state ridisegnate le posizioni-chiave del gruppo?
Nel percorso intrapreso a seguito della quotazione, abbiamo guidato l’azienda attraverso una modalità di collaborazione parallela, con punti di convergenza nella gestione complessiva, essendo entrambi co-amministratori delegati. Uno degli obiettivi dichiarati della quotazione di Triboo Media sull’AIM Italia era proprio quello di reperire dal mercato le risorse finanziarie per accelerare la nostra crescita attraverso acquisizioni mirate, puntando su aziende innovative in grado di portare a un livello ancora più alto il nostro modello di business vincente.
Grazie alla mia esperienza nel settore, io ero in prima linea sul percorso di M&A della società e sull’integrazione delle aziende acquisite, mentre Alberto era maggiormente focalizzato sulla parte di coordinamento della struttura operativa di pubblicità, facendo leva su una squadra di manager di assoluto valore che ha saputo far crescere e che oggi rappresentano per noi continuità e solidità.
Proprio due giorni fa, il Consiglio di Amministrazione della società ha deliberato in merito alla nuova struttura di management del Gruppo. Al sottoscritto sono state attribuite le deleghe per sovraintendere alla direzione e coordinamento del Gruppo.
Per quanto attiene le principali società controllate, Francesco Rizzardi, da sette anni direttore commerciale di Gruppo, proseguirà come amministratore delegato della concessionaria LeonardoADV, mentre Enrico Ballerini, fondatore della più grande community Facebook italiana dedicata al mondo femminile, è stato nominato amministratore delegato della società editoriale HTML.it. Gli amministratori delegati delle controllate riporteranno funzionalmente al Presidente di Triboo Media. Nei Consigli di Amministrazione delle due controllate entreranno a far parte i 10 principali responsabili delle funzioni strategiche delle società, nell’ottica di dotare le stesse di un modello organizzativo manageriale al fine di proseguire nel cammino di successo che ha contraddistinto il Gruppo sino ad oggi.
E’ possibile sapere qualcosa in più circa le motivazioni alla base della separazione con Alberto Zilli?
Alberto Zilli ha rassegnato le dimissioni da ogni incarico rivestito nell’ambito del Gruppo di società facenti capo a Triboo Media, ritenendo opportuno permettere alla società un percorso di sviluppo coerente, ma non più in linea con le proprie aspirazioni strategiche e personali.
Alberto ha dimostrato in questi anni straordinarie capacità professionali e un talento unico nella capacità di fare crescere un management team che garantirà la continuità e manterrà la responsabilità di condurre il Gruppo Triboo Media verso ulteriori sfide. Ad Alberto va il mio personale affettuoso ringraziamento e il plauso di tutta la struttura dei nostri collaboratori.
Zilli era percepito come un uomo chiave dell’azienda. Con le sue dimissioni, cambia qualcosa nella vostra strategia?
Perché dovrebbe? La nostra strategia rimane la stessa: era già in atto da tempo un processo di “managerializzazione” della società, per far crescere e responsabilizzare ulteriormente i numerosi talenti che collaborano con Triboo Media.
In generale, stiamo proseguendo a lavorare per il rafforzamento dell’operatività tra concessionarie ed editori e i risultati positivi sono stati particolarmente evidenti nel corso del primo semestre dell’esercizio 2015. Questo grazie principalmente all’attività di cross-selling iniziata sui vari network editoriali e all’implementazione dei progetti speciali focalizzata nei settori dove il Gruppo si è rafforzato in seguito alle acquisizioni. L’esito di tale processo ha contribuito positivamente sia sui risultati delle properties di Triboo Media, sia su quelli dei publisher in concessione, che stanno beneficiando di maggiori investimenti da parte dei clienti.
Google lancia “Contributor”: in pratica un utente può decidere di dare un contributo mensile al sito, in cambio di minor pubblicità.
Sarà interessante vedere come e da chi sarà implementato in Italia e come reagiranno gli utenti, anche se credo che preso atto dell’importo minimo previsto in 2 dollari al mese – cioè tanti se si considera che, in teoria, un utente dovrebbe pagarli almeno per i siti che visita più frequentemente se non vuole essere “sommerso” di adv – sarà un mezzo flop.
Ricordiamoci sempre che l’Italia è ancora il Paese in cui molti non comprano i giornali, pur di leggerli gratis al bar…..
Gian Paolo Tagliavia entra in Rai: si occuperà dell’offerta digitale non lineare del servizio pubblico
http://www.engage.it/agenzie/valentina-viel-entra-in-hallelujah-come-social-media-manager/52693
Fra poco Scott inizia a tagliare ….
@Carletto: e da cosa inizia? dipendenti o asset?
Dipendenti..ahime..
@Carletto: quanti posti saltano più o meno? Area media o ecommerce?
http://www.engage.it/agenzie/lumata-cresce-2-cifre-nel-2015-punta-sul-mobile-video-adv/53233
sapete la novità?
e alla fine, Brown Editore, da predatore è diventato preda, c’est la vie….
http://www.engage.it/media/triboo-media-brown-editore/53336
Che ne dite della valutazione di 3,75 milioni per il 100% di Brown Editore?
2,5 milioni di fatturato nel 2014 (in crescita del 40% nel 2015), 200K di EBITDA e 6K di utile con 2,3 milioni di unici al mese.
@Adriano: se nelle compravendite di aziende web si guardassero solo ed esclusivamente i dati di bilancio staremmo freschi!
Conta anche (e soprattutto direi) il riposizionamento strategico che determinate acquisizioni consentono e, ad esempio, in questo caso l’acquisto di Brown Editore consente a Triboo di assumere un ruolo molto importante nel comparto economics, quindi il valore dell’operazione paga la rivalutazione del business dell’acquirente
Io infatti penso che il valore del secondo attore del mondo finance è ben più alto della valutazione fatta.
Lo attesterei sui 5/6 milioni per il 100%.
2,5 milioni di fatturato con 2,3 milioni di utenti unici al mese è, in verità, il dato che mi sorprende di più perchè è davvero un risultato notevole. A meno che io non sia l’unica al mondo con un sito di news con 1 milione di unici al mese, che fattura (e a fatica) 300k netti all’anno (grazie concessionaria!)
@Valeria: sì, in effetti sembrano tanti anche a me, ma certamente sarà così, beati loro
@Valeria scusami, ma tu parli di 1 mln di utenti unici al mese fonte Audiweb o Analytics ? Idem per Brown editore, di che numeri stiamo parlando ? Da analytics loro fanno molto di più. Inoltre da quello che mi risulta fanno la maggior parte del fatturato con altri prodotti e le entrate pubblicitarie rappresentano meno della metà, per la serie diamo i numeri !?
Per quanto riguarda invece i tuoi numeri se sono 1mln di utenti al mese e fai 300k tanto di cappello, anche qui bisognerebbe approfondire, non mi sembrano dei numeri reali, soprattutto se si parla di sito di news.
ciao a tutti, ciao Valeria, prendo spunto da questa discussione su utenti unici, fatturati e acquisizioni molto interessante. Sono un piccolissimo editore e mi pare che per chi gestisce piccole o piccolissime aziende editoriali on line e magari è un po’ fuori dal giro IAB etc, manchino le occasioni di confronto su questioni pratiche come questa, o sulle innovazioni (programmatic etc) . Col permesso di Luca mi piacerebbe promuovere l’aggregazione di piccolissimi editori anche solo per mettere in comune le esperienze in una fase a dir poco tumultuosa del mercato. Nel mio piccolo ho aperto questo gruppo su linkedin https://www.linkedin.com/grp/home?gid=8254824 dove potete chiedere di entrare, col permesso di Luca (che se vuole non approverà il mio commento) lo condivido qui, o comunque sarei curioso di sapere se ci sono altri luoghi di aggregazione virtuale in cui confrontarsi…
@Mattia: la mia era una richiesta neutra, non volevo insinuare che il prezzo fosse alto/basso. Ho inserito i dati solo per dare qualche informazione in più.
@Valeria: sicuramente il settore “finanza” è uno di quelli che paga meglio. Certo che un CPM di 10€ a pagina è davvero notevole (mi baso sui dati Audiweb), soprattutto considerato che parecchio traffico deriva dal forum di Finanzaonline. Cmq pure io sono sul milione di unici al mese e lo vedo col binocolo quel fatturato (e anche il tuo! Complimenti!).
http://www.engage.it/agenzie/daniele-durante-starcom/53829
http://www.engage.it/media/triboo-media-prime-real-time/54153#.VmAEb9LKLGc
qualche commento sui rumors che danno per imminente la vendita (forse a Mondadori) degli asset media (post.it, giallozafferano.it, pianetadonna.it, ecc) da parte di Banzai?
ma se vende gli asset media, banzai rimane solo con l’ecommerce? viene meno l’idea stessa per cui era nato banzai….
@merian: esattamente…, ma ormai è difficile comprendere le “strategie” di certi Gruppi, a meno che non guardi esclusivamente ad un modo (possibile sia l’unico? e, soprattutto, siamo sicuri che sia il più lungimirante?) per abbattere l’indebitamento che, di fatto, attanaglia il 90% del comparto media, digital e non
Fonti interne a Banzai Advertising ( la concessionaria del gruppo ) mi hanno detto che dentro la concessionaria sono rimasti tutti sorpresi dalla notizia, anche perchè le strategie in cantiere di Banzai Media vanno tutte nella direzione di rafforzare gli asset, con nuove acquisizioni e nuovi prodotti e lo sviluppo di sinergie sempre più integrate tra media ed e-commerce ( vedi per es. il lancio dello shop di Giallozafferano )
Da altri rumours sembrerebbe anche che è da parecchio che Mediaset guarda a Banzai ma sempre senza mai entrare nel concreto di proposte e trattative… il fatto che stavolta sia uscita sulla stampa la notizia è un po’curioso in effetti e lascia spazio a domande.
Aggiungo una mia domanda invece: ma in Mediaset non farebbero prima e con minor sforzo economico a mettere sotto contratto Sonia Peronaci ora che è uscita da Banzai? Tra l’altro oltre a rafforzare l’offerta MediaMond sul target donne e cucina lei potrebbe diventare anche volto televisivo del Biscione, no ? I classici due piccioni con una fava, insomma…
O qualcuno in realtà ci ha già pensato e sotto traccia già ci stanno lavorando ?
CORRIERE scopre acqua calda
http://video.corriere.it/i-professionisti-like-cosi-attori-politici-aziende-fanno-pieno-social/54f9594c-a642-11e5-b2d7-31f6f60f17ae
Signori miei (cit. Renzi) i dati che si leggono sulle riviste specializzate e la realtà sono ben lontani, il mercato sta per esplodere e motivo principale è l’insostenibilità dei media. Con l’aumento degli accessi via mobile la situazione si è “criticizzata” assai. Per rimanere sul pezzo vi dico che un mio sito di settore food (quindi buone performance) è migliorato per il traffico del +20% e peggiorato del fatturato del -40% motivo principale il fatto che il mobile web performa 1/5 in meno, facendo il 70% ormai di traffico mobile/tablet i calcoli vengono da se.
Il tutto non migliorerà e l’unica possibilità è quella di aumentare traffico, cosa molto difficile in un mercato totalmente inflazionato. Credo che Banzai stia modificando il suo core business perché l’unico settore in ascesa in Italia, o comunque con ottimi margini di crescita è l’ecommerce e il media potrebbe diventare entro un paio di anni una zavorra. Non penso che si migliorerà perché finirà come dal passaggio TV/WEB, per stare alle stesse performance della TV ci vuole molto traffico, qui ci troviamo di fronte ad una ennesima rivoluzione.
@Marco: quoto in pieno le tue osservazioni, in effetti la “mobile-mania” e la fretta ad essa correlata da parte di moltissimi editori sono, anche secondo me, abbastanza ingiustificate, posto che, almeno per quanto riguarda i vari siti che gestiamo (tutti nel comparto news) e per le notizie che mi arrivano da colleghi, i ritorni dell’adv mobile sono molto, molto inferiori a quelli che, a parità di traffico, si ricaverebbero dal web.
Stesso ragionamento, peraltro correlato alla migrazione da web a “web-mobile” vale per la mania per le versioni responsive dei siti che sembra aver contagiato molti: ovviamente ci siamo adeguati anche noi, con il risultato che, almeno fino ad ora (ma è già trascorso un anno dallo switch), le pagine e le impression sono fortemente calate, il traffico complessivo degli utenti è aumentato ma non in misura eclatante, in compenso i ricavi da adv stanno registrando flessioni fino al 40%.
E’ ovvio che con queste tensioni il mercato non può reggere a lungo e prima o poi qualcosa dovrà succedere.
Il modello di business dei banner è semplicemente insostenibile per le news, anche per la palese insipienza e incapacità di coalizzarsi degli editori, nonchè di svendersi per spiccioli. Il programmatic ad esempio è la più grossa mannaia sugli editori che invece di spazi si stanno vendendo gli utenti per 2 lire e non riescono a capirlo mettendo la testa sorridenti nella gigliottina e consentendo a catene infinite di intermediari di campare sulla loro pelle. Intermediari che forse senza gli editori ovvero chi CREA contenuto non esisterebbero. Per portare la provocazione agli estremi basti pensare a cosa indicizzerebbe google senza contenuti creati da qualche str….o. Basterebbe iniziare a creare unioni di editori per condividere competenze, orientamenti, direzioni e contare qualcosa nel rapporto enormememente impari con over the top e centri media. Ma non accadrà.
Vedremo che accade a Banzai. E-commerce porta fatturato ma con margini Risicatissimi. Ma poi vendono perché ? Il cash dell’ipo non può essere già finito. Vero è che non sono ancora in utile. Azione e’ sempre stata sotto prezzo IPO.
@eterodosso: che la programmatica sia un enorme cul de sac in cui si stanno cacciando tutti, è piuttosto palese e, detto tra noi, i primi a saperlo sono proprio gli editori (che poi, del tutto scemi, non sono). Il problema è capire se esiste una vera alternativa alla programmatica e, purtroppo, al momento non mi sembra. Il fatto è che le poche concessionarie serie che operano sul mercato, non hanno il coraggio di prendere in considerazione contratti di minimo garantito e, quindi, rischio per rischio, almeno la programmatica concede agli editori la massima libertà di movimento. Ammazza i listini? Sì, forse, ma di contro elimina diverse e costose intermediazioni che, quindi, aumentano il margine netto (ovviamente a patto di gestire direttamente i rapporti con i DSP). Che poi sia, comunque, un “non soluzione” del problema n. 1, cioè la sopravvivenza di chi fa informazione, è assolutamente ovvio.
Ma, ripeto, qualcuno conosce un’alternativa immediatamente praticabile? E non credo che essa stia nell’unione (come? in che modo? e chi comanda alla fine dell’unione?) tra editori. Casomai è probabilmente vero che il mercato è strasaturo, in assoluto overbooking e la torta, che alla fine è sempre quella, non è sufficiente per sfamare tutti quindi è inevitabile che, alla fine, il mercato ne lascerà in vita solo pochi, forse pochissimi e allora le fette della torta potranno essere un po’ più sostanziose per ognuno di loro.
@Valeria: cosa c’è di strano nel pensare ad “unioni” di editori medio piccoli? le forme sono infinite: associazioni di categoria, consorzi, come semplice movimento di opinione, nonchè a livello societario o attraverso alleanze tra imprese. Potrebbero fare pressione sui governi, per dirne una.
Non credi ad esempio che un settore dove gli articoli vengono pagati 1-2-3 euro quando va bene e le persone lavorano 12-14 ore per stipendi da fare abbia una qualche ragione di andare dai politici a dire: è questa l’innovazione che volete? è questo il traino all’economia che deve arrivare dal digitale?
Senza tirare in ballo la politica potrebbero persino mettere l’inventory in comune e gestire solo la programmatica con regole comuni, creando una “meta- concessionaria”. O anche solo riunendosi e condividendo politiche comuni, di prezzo ad esempio, e competenze, sul questo ecosistema dell’adv digitale che ha raggiunto un livello di complessità che rappresenta una prima grossa barriera.
In francia ad es. i più grossi gruppi editoriali invece di farsi la guerra all’ultimo ribasso si sono alleati proprio per gestire insieme l’impatto del programmatic.
A me non pare che il programmatic snellisca le intermediazioni, anzi, permette (con pieno diritto intendiamoci, non si può stoppare l’innovazione e la competizione) alla infinita componente di offerta tecnologica di superare gli editori nel rapporto diretto col cliente. Di 5 euro cpm pagati dal cliente cosa arriva all’editore?
Da sempre in qualunque settore quanto più lontano sei da chi effettivamente compra più sei destinato all’irrilevanza.
Proseguo con alcune che so essere provocazioni e su cui nemmeno io ho risposte ma credo possano far pensare.
Se 1000 siti eliminassero totalmente il programmatic cosa accadrebbe? forse ci sarebbe un ritorno su campagne premium? gli editori perderebbero molti soldi? o pochi spiccioli?
Se per un mese ad esempio gli editori non condividessero news su facebook cosa accadrebbe, oltre al crollo del traffico interno ai siti?
Se lo facesse 1 sito nulla, se lo facessero 10 idem, se lo facessero 1000 (ovviamente comunicando l’iniziativa nel modo giusto) forse qualcosa accadrebbe.
Perchè credo che Facebook -come prodotto e non come azienda- paradossalmente abbia un grande bisogno di editori. Perchè alla lunga la foto del piatto di spaghetti o il delirio della gente è NO-IO-SO.
La gente ha poco da dire in fondo, e gli UCG sono ripetitivi, noiosi e poco interessanti nella stragrande maggioranza dei casi, passata la grande novità.
Non a caso FB cerca in tutti i modi contenuti e notizie: instant articles, mention, etc sono tutti tentativi di elevare il livello dei contenuti. Perchè buoni contenuti sono buone interazioni.
Lo stesso avviene con molte altre piattaforme social (es. Snap Chat) il cui sviluppo prevede in qualche modo l’integrazione di news. Per non parlare di Twitter.
Del resto proprio qui sopra trovate un link interessantissimo ad un articolo credo portoghese che spiega come “il valore sociale della notizia è crescente, mentre il valore intrinseco (economico) crolla”.
Parallelamente anche Google ha bisogno degli editori. Perchè appunto altrimenti cosa indicizza? Solo blog personali? Wikipedia? Le iniziative tipo Digital News etc, ossia di fatto i soldi che Google in qualche modo sta destinando ai contenuti di altri non sono solo effetto della pressione dei governi secondo me. Sono anche la coscienza che Google senza editori perderebbe una grande fetta del livello di offerta.
Mi pare un po’, in sintesi che questi giganti osservando il cadavere morente degli editori – che stanno morendo anche per la lotta impari con gli Over The Top specie dopo l’avvento di FB- stiano considerando che da certi punti di vista non conviene a nessuno che molti editori muoiano davvero.
Quindi credo che paradossalmente una sorta di potere “contrattuale” per quanto sbilanciato ci sia, ma solo se gli editori digitali di news ragioneranno come categoria e non come singoli svenditori di banner.
Bravo eterodosso, però palesati anche via mail: fabrizio.tomei@speweb.it
e W la France….
Telecom, alla francese Havas la comunicazione sui social
La media company di Bollorè si aggiudica la gara. Gestirà Facebook e Twitter.
14 Gennaio 2016
Vincent Bollorè non ha ancora preso il controllo di Telecom, eppure la compagnia telefonica parla già francese.
Anche su Facebook e Twitter.
Havas, la media company guidata proprio dal finanziere bretone, ha battuto la concorrenza e si è aggiudicata la gara per gestire la comunicazione del gruppo italiano sui canali social.
BATTUTO IL COLOSSO ART. Tra i concorrenti sconfitti c’è anche il colosso Art.
Sempre l’agenzia francese di comunicazione ha portato a casa anche la gestione e il restyling di Timreading, l’eBook Store di Telecom, che l’azienda vuole trasformare in un portale a 360 gradi sull’informazione editoriale per sfidare Amazon.
I due contratti, di durata biennale, valgono circa un milione di euro all’anno.
http://www.lettera43.it/economia/aziende/telecom-alla-francese-havas-la-comunicazione-sui-social_43675230033.htm
COLLABORAZIONI PASSATE. Già in passato Telecom e Havas avevano lavorato assieme, ma per lo più la collaborazione aveva riguardato l’ambito pubblicitario (per esempio sulla campagna Changemakers, l’iniziativa nata dalla collaborazione tra Telecom ed Expo 2015).
Anche perché Havas Italia ha un’esperienza meno consolidata rispetto alla consociate estere sull’attiva social.
DA AFFIDARE LA GESTIONE DEL SITO. Telecom deve poi annunciare a chi affidare la gestione editoriale del sito istituzionale Telecom.com.
Il gruppo delle Tlc vuole soprattutto implementare l’attività video.
Una preda alla quale il settore della comunicazione guarda con grande interesse.
banzai trasloca..
chi perde poltrona?
A conferma di quanto l’advertising sia diventato un peso per le aziende, iAd (Apple) interromperà da Marzo 2016 la vendita di spazi pubblicitari, è garantita la gestione delle campagne fino a Giugno 2016.
secondo Lettera 43, da alcune settimane RCS avrebbe affidato a Mediobanca un dossier segretissimo (per ora), che prevederebbe l’ipotesi di vendita niente di meno che della Gazzetta dello Sport (!), Marca ed RCS Sport, valutati (in blocco) circa 250 milioni che consentirebbero di abbattere pesantemente il debito di RCS Mediagroup, non più sostenibile.
Non so quanto ci sia di concreto in questi rumors (anche se in realtà le voci si susseguono almeno da metà novembre), certo che se confermata si tratterebbe di una notizia clamorosa.
@Mattia: più che notizia clamorosa a me sembrerebbe un suicidio. Come investimento per il futuro dovrebbero piuttosto vendere tutto tranne la GdS…L’editoria forse non ha un futuro (il messaggio di questi ultimi mesi mi sembra un po’ questo, e riguarda anche l’editoria online) ma quella settoriale e quella sportiva in particolare continueranno ad averlo secondo me…
Oggi Rcs lancia corriere a pagamento..
vedremo se vince la scommessa
@CARLETTO: RCS vince la scommessa se davvero riesce a vendere Gazzetta, Marca ed RCS Sport per 250 milioncini!!! 😀 Corriere.it a pagamento temo sarà un flop, il mercato italiano non è pronto e, soprattutto, l’utente può ancora trovare sostanzialmente lo stesso prodotto di Corriere gratis altrove, vedi Repubblica, ANSA o qualsiasi altro quotidiano online, dubito che ci sarà la fila per sottoscrivere abbonamenti a Corriere.it, ma forse mi sbaglio e sarà un grande successo, stiamo a vedere
anche Repubblica passerà forse a pagamento..lo è già su mobile
“Peccato, però, che il sistema adoperato per far pagare i contenuti dal ventesimo articolo in poi è facilmente aggirabile. Il Corriere.it si basa infatti – sottolinea un addetto ai lavori – sui cookie di navigazione, una sorta di gettone identificativo che memorizza i dati di navigazione, che si possono tranquillamente bypassare accedendo alla modalità di navigazione anonima presente su ogni browser web.”
Risate in sala.
Cari digitali imbruttiti
Mio cuggino che lavora nel settore web mi segnala un esplosione di Android (accessi con disp. mobili su area pubblica sito) negli ultimi 3 mesi
Vi torna?
@Claudio
Sì, il sistema di blocco basato sui cookie fa abbastanza ridere…tra l’altro è lo stesso adotatto da IlSole24Ore (basta cancellare i cookie e il blocco dei 5 articoli al mese si azzera). Ora, ok che il 90% degli utenti sono in realtà UTONTI e senza l’aiuto di Aranzulla non sanno nemmeno come si cancella cache e cronologia però un sistema così facilmente aggirabile è davvero ridicolo!
2 anni fa iniziava il giro della finanza nei vari centri media…
ora arriva la notifica della Finanza alla multinazionale
http://www.repubblica.it/economia/2016/01/28/news/google_e_fisco_italiano-132192016/?ref=HREC1-9
@CARLETTO vero, in particolare ottobre 2015 rispetto 2014 un +300% comunque siamo su una media del 100% rispetto ad anno prima
Ma son spariti tutti i commenti?
qualcuno sa niente del futuro di yahoo italia?
anche se nessuno (per ora) conferma, sembra essere imminente l’annuncio di un accordo tra Mediaset e Yahoo Italia, soprattutto sulla raccolta pubblicitaria (quindi con coinvolgimento di Mediamond) e dei video online.
Altro rumors (anche se questa volta smentito almeno da uno dei due possibili partners, cioè da Ainio) racconta di un forte interesse di Mondadori per la divisione media di Banzai.
anche a me risulta a breve annuncio di Mediamond su raccolta sito Yahoo..ne parlavano tutti alla convention di settimana scorsa
no
Chiude Yahoo Italia
@Luca, sei sicuro che sia no? Dalle news non sembrerebbe
Concessionarie che si allargano, geografia di un mercato pubblicitario costretto dalla crisi a ridisegnare i suoi assetti. Ma anche concessionarie che chiudono, come quella di Yahoo! che getta la spugna e affida la raccolta altrove. Ovvero, secondo quanto risulta a Lettera43.it, a Mediamond, la concessionaria per la vendita della pubblicità sulle properties digitali e stampa di Mediaset e Mondadori guidata da Davide Mondo.
MINIMO GARANTITO A YAHOO. L’intesa prevede che Mediamond (ed è questo uno dei motivi per cui ha battuto gli altri pretendenti) conceda contrattualmente un minimo garantito a Yahoo! Italia.
Nel 2014 la filiale del gruppo americano ha messo a bilancio ricavi per 9,7 milioni e utili per 337.490 euro.
TAGLI DEL PERSONALE IN VISTA. Intanto si profila una riorganizzazione a livello globale dell’azienda californiana. Secondo il Wall Street Journal, Yahoo! potrebbe tagliare la propria forza lavoro del 15% e chiudere alcune divisioni. Le misure dovrebbero essere annunciate dall’amministratore delegato Marissa Mayer con i prossimi risultati trimestrali.
http://www.lettera43.it/economia/aziende/mediamond-yahoo-italia-accordo-per-la-raccolta-pubblicitaria_43675232528.htm
altre conferme:
Yahoo chiude la sede italiana. Accordo con Mediaset per l’adv
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La compagnia guidata da Marissa Mayer rinuncia a una presenza diretta nel nostro Paese. Il Gruppo di Cologno, attraverso la controllata Mediamond, nei prossimi tre anni agirà come rivenditore di tutta l’offerta adv di Yahoo in Italia, che comprende display, native, video e content marketingPiersilvio-Berlusconi-mediasetPiersilvio Berlusconi
di Simone Freddi
2 febbraio 2016
Yahoo si appresta a chiudere la sua sede in Italia e annuncia un accordo con Mediaset, che per i prossimi tre anni agirà come rivenditore di tutta l’offerta pubblicitaria del gruppo nel nostro Paese, che comprende display, native, video e content marketing.
Dopo 18 anni, quindi, la multinazionale rinuncia ad avere una presenza diretta nel nostro Paese, nell’ambito di una generale riorganizzazione delle attività i cui dettagli verranno probabilmente resi noti stasera (martedì) dal Ceo Marissa Mayer nel corso della presentazione dei dati finanziari della società.
“Abbiamo siglato un accordo con Mediaset s.p.a. che agirà come rivenditore di tutta l’offerta advertising -display, native, video e content marketing- di Yahoo in Italia. A partire dal secondo trimestre 2016, le attività editoriali verranno curate dalla sede di Yahoo a Londra e gli uffici di Yahoo Italia saranno chiusi al fine di riorganizzare il nostro business e assestare l’azienda per una crescita a lungo termine”, ha fatto sapere a Engage un portavoce di Yahoo!.
Sul fronte pubblicitario, vengono quindi confermati i rumors degli scorsi giorni su un possibile accordo con Mediaset, che vedrà in campo la controllata Mediamond a partire dal secondo trimestre dell’anno. Con questa operazione, sottolinea una nota diffusa stamattina, “Yahoo e Mediaset stanno creando il primo digital media network in Italia, offrendo agli investitori la possibilità di raggiungere oltre il 72% della popolazione italiana su base mensile (dati Audiweb)”
La nota traccia i contorni dei benefici attesi per entrambe le società: Yahoo, infatti, “amplierà il proprio raggio d’azione entrando in contatto con gli investitori di tutte le regioni italiane” grazie alla forza commerciale del gruppo di Cologno. Allo stesso tempo, l’accordo porterà a Mediaset audience digitali importanti e anche un notevole patrimonio tecnologico, potendo beneficiare della tecnologia di Yahoo.
Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato Mediaset, sottolinea la «straordinaria notorietà e autorevolezza nel mondo digitale» di Yahoo. «Nell’evoluzione delle nostre strategie, il digitale ricopre un ruolo di crescente rilevanza – aggiunge il manager -: il web si nutre sempre più di contenuti televisivi e la televisione è sempre più connessa al web. Fermo restando che al centro del nostro sistema ci saranno sempre i grandi numeri delle platee televisive, i contenuti originali tv troveranno distribuzione su un numero sempre maggiore di touch point digitali».
Tra gli asset di Yahoo di cui Mediaset potrà beneficiare anche quelle legate all’ambito del programmatic, inclusa Brightroll Demand Side Platform.
«Questa collaborazione si inserisce in modo naturale nel percorso già iniziato da Mediamond che vede nel programmatic la strada per valorizzare gli asset editoriali del nostro portfolio. Yahoo e Mediamond sono infatti partner totalmente complementari: Yahoo porta in dote la sua connotazione tecnologica insieme a una grande audience digitale, Mediamond la riconoscibilità editoriale dei suoi brand», commenta Davide Mondo, a.d. di Mediamond.
Sul fronte Yahoo a parlare è Nick Hugh, vice president EMEA di Yahoo. «Siamo entusiasti di questa partnership, Mediaset ha una profonda conoscenza del mercato dei media digitali in Italia e una grande esperienza nell’offrire agli investitori gli strumenti necessari per coinvolgere la propria audience con annunci rilevanti – ha affermato Nick Hugh, vice president EMEA di Yahoo. – Yahoo ha una storia di quasi 20 anni in Italia e non vediamo l’ora di rafforzare la nostra presenza sul mercato con modalità nuove e innovative».
In queste ore, intanto, il Wall Street Journal, ha riportato che Yahoo! potrebbe tagliare la propria forza lavoro del 15%. Da quando Mayer ha assunto l’incarico tre anni e mezzo fa, le spese di Yahoo! sono salite e i ricavi sono calati. Nei primi nove mesi del 2015, le spese operative sono aumentate a 3,9 miliardi di dollari, il 20% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nello stesso arco di tempo, i ricavi sono scesi del 4% a 3,09 miliardi di dollari. L’hedge fund azionista di Yahoo! ha chiesto cambi al vertice e la vendita delle attività internet. Alcune società hanno espresso interesse per una possibile acquisizione, ma il consiglio di amministrazione di Yahoo! non ha per il momento avviato alcuna trattativa seria.
se è vero che Mondadori ha offerto circa 42 milioni per la divisione media di Banzai (cioè tutto Banzai meno ePrice suppongo) che, dati alla mano, fattura meno di 20 milioni, significa che valorizza la divisione 2 volte (abbondanti) il fatturato e oltre 2 euro a utente, cosa ne pensate?
@Mattia
A proposito di Banzai Media leggo:
“Per quanto riguarda la divisione Vertical Content i ricavi dell’ intero esercizio 2015 sono saliti da 21 a 24,2 milioni. […] Mondadori pare abbia gia’ presentato un’ offerta non vincolante per alcuni portali del gruppo, tra cui Giallo Zafferano e Pianeta Donna. La casa editrice di Segrate avrebbe offerto 42 milioni, ma sembra che il management guidato dal neo Ad, Pietro Scott Jovane, abbia in mente una cifra non inferiore ai 50 milioni.[…] L’offerta di circa 42 milioni implicherebbe multipli Ev/Ebitda pari a poco meno di 10 sui risultati del 2015.”
La prima cosa che mi viene da pensare è che Triboo Media con queste valutazioni dovrebbe valere il doppio di quanto vale ora in borsa 😉
Non so quanto possa valere Banzai, ma finora non ha fatto utili…
@Merian: sì, ma va ricordato che, senza dubbio, un’attività in utile vale più di una che non lo è, ma alla fine conta molto anche il valore strategico (che prescinde dai bilanci) che la preda ha per il predatore, evidentemente Mondadori pensa che la divisione media di Banzai abbia un alto valore strategico per il Gruppo e conta di farla rendere, quindi l’offerta ci sta tutta.
@Merian
Banzai è in perdita ma credo che lo sia soprattutto la divisione e-commerce mentre la divisione Content è sicuramente in utile.
@Adriano: esattamente, solo che la divisione content rappresenta solo una piccola parte del fatturato di Banzai e quindi può essere comprensibile la scelta di puntare a venderla dato lo scarso peso specifico.
Anche se questa mossa può essere vista anche come la necessità di vendere i gioiellini di casa pur di far calare il debito (ma non le perdite di ePrice)
a proposito di vendere i gioielli, rumors sempre più insistenti danno Gazzetta dello Sport (e gazzetta.it) verso Infront, anche se il pacchetto regalo potrebbe includere Marca e RCS Sport, se fosse confermato Infront sferrerebbe il ko tecnico a qualsiasi competitors, diventando il global marketing contractor leader assoluto ed incontrastato del panorama sportivo italiano (per non parlare della casa madre, cioè dei cinesi di Wanda Group, le cui dimensioni ed il cui potere universale sono già ampiamente noti)
PAGAREEEEE
http://www.repubblica.it/economia/2016/02/11/news/google_manager_indagati_evasione_fiscale-133163723/?ref=HRER2-1
ma su ebusiness che mi dite?
sta per partire una nuova diretta (da axa)
banzai sta facendo l’asta con Gruppo espresso e Mondadori. Il primo valuta 45mln gli asset mentre il secondo 35+earn out. I soldi servono a finanziare l’ecommerce, ovvero la guerra impari contro amazon (in bocca al lupo)
buddybank sta per fare gara agenzia creativa
poi farà gara per agenzia media
ok, questa è davvero la fine per i publisher. tim e vodafone saranno costrette a seguire 3 per non perdere utenti, il blocco diretto da parte degli operatori è la fine della pubblicità su smartphone. auguri a tutti.
http://www.engage.it/tecnologia/3-italia-blocca-pubblicita/59705
VENDESI PORTALE INTERNET
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2016/02/22/news/yahoo_cerca_partner_ecco_i_possibili_acquirenti_del_motore_di_ricerca-133981809/?ref=HREC1-12
Time si fa avanti per Yahoo. Così metterebbe le mani su un miliardo di utenti
di Biagio Simonetta 23 febbraio 2016
La grande crisi di Yahoo! e la notizia – rimbalzata ieri – circa l’avvio dei contatti con potenziali acquirenti interessati alle sue attività core, hanno scatenato un tam tam mediatico che sta tirando in ballo molti big della finanza americana. L’ultima indiscrezione è di pochi minuti fa, ed è stata lanciata da Bloomberg. La Time Inc, società che edita 130 riviste fra le quali Sports Illustrated, People e Time, starebbe pensando seriamente di acquisire il gigante del web con sede a Sunnyvale (in California), dopo un primo approccio avuto ieri con i banchieri di Citigroup. Un’operazione le cui cifre rimangono ignote e per la quale si starebbe pensando di fare ricorso alla Reverse Morris Trust, una transazione che punta a limitare le tasse che gli azionisti delle due società dovrebbero pagare con una vendita diretta. Sempre secondo Bloomberg, comunque, nella Yahoo! che hanno in mente quelli di Time Inc non ci sarebbe più spazio per la Ceo Marissa Mayer.
Una galassia da un miliardo di utenti
Dietro questa scelta ci sarebbe la volontà della società editoriale di cercare nuovo spazio nel business digitale. E a tal proposito non va dimenticato che sempre in queste settimane la stessa Time Inc sta portando avanti l’acquisizione di Viant Technology, una holding che possiede il social network MySpace, un mostro da decine di milioni di utenti prima che arrivasse Facebook. Yahoo ha lanciato ufficialmente la vendita delle sue attività di base che comprendono il motore di ricerca, il servizio di posta elettronica (che nel 2009 era quello più usato al mondo) e la sezione news. Si tratta di servizi che contano oltre un miliardo di utenti in tutto il mondo, e che ovviamente fanno gola a un gruppo editoriale come Time, ma che non lasciano inermi i colossi delle Tlc come AT&T, Verizon (già proprietaria di Aol) e Comcast, oltre ad alcune società di private equity come Bain capital partners, KKR e Tpg.
I licenziamenti
Tutto è iniziato venerdì scorso (19 febbraio), quando la stessa Yahoo! ha annunciato in una nota ufficiale di aver ingaggiato Goldman Sachs, JpMorgan Chase e Pjt Partners come advisor finanziari e di aver formato un comitato di componenti indipendenti del Cda per esplorare opzioni strategiche per il gruppo. Ma che tirasse un’aria pensatissima lo si era intuito già qualche settimana fa, quando trapelò la volontà dell’azienda di licenziare almeno il 10% della propria forza lavoro (operazione che ha portato anche alla chiusura della sede di Milano). Da inizio 2016, inoltre, le azioni di Yahoo! hanno perso il 10%, mentre il 2015 si è chiuso con un pesante -34%.
Lo scorporo di Alibaba
Va aggiunto che Yahoo! è ancora proprietaria di una quota molto importante (il 15%) del colosso cinese dell’eCommerce Alibaba. Una quota che vale circa 30 miliardi di dollari e che a fine 2015 stava per essere scorporata dalla società. Di quello spin-off non se ne fece niente, con la Mayer che dichiarò: «Abbiamo notato incertezza su quello che sarebbe stato il trattamento fiscale dell’operazione, quindi abbiamo ritenuto prudente valutare altre alternative, come uno spin-off inverso». Che suona un po’ come: se non scorporiamo le quote di Alibaba disfiamoci del resto. Da qui l’idea di vendere la parte dei servizi web, con la newyorkese Time Inc che, al momento, sembra in prima fila.
http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2016-02-23/time-si-fa-avanti-yahoo-cosi-metterebbe-mani-un-miliardo-utenti-161524.shtml?uuid=ACxUfTaC
Yahoo CEO Marissa Mayer is meeting investors to save her job while laying off over 400 people
http://www.businessinsider.com/yahoo-layoffs-heat-up-while-marissa-mayer-meets-investors-to-save-her-job-2016-2T
Avete notato il trasferimento di http://www.aranzulla.it/ da IOL verso Messaggero.it?
@Emilio: vedo, però, che l’adv, stranamente, non è in Piemme (a meno che i contatti riportati sul sito di Aranzulla siano sbagliati)
@Valeria beh ho visto sui portali di IOL che i link verso il sito di aranzulla.it sono stati tolti. Anche nella sezione che chiamano TotalTech. Volendo essere scrupoloso, ho notato che sul sito del Messaggero.it ci sono link (nel menu “PC”) verso il sito di Salvatore. Ne deduco che ci sia una partnership. Non capisco anche io l’assenza di Adv… di solito è la prima cosa che si imposta e si vende al lancio/entrata…
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2016/03/07/news/facebook_regala_un_milione_a_ogni_dipendente_per_sfuggire_al_fisco-134959568/?ref=HRER2-3
@Carletto: ma quella delle tasse degli OTT è ormai diventata un’ossessione? 😀
articolo interessantissimo FACEBOOK STA MANGIANDOSI IL MONDO
http://www.cjr.org/analysis/facebook_and_media.php
http://www.affaritaliani.it/politica/palazzo-potere/banzai-de-benedetti-411486.html?refresh_ce
@Emilio: certo che se la notizia fosse confermata, dopo la fusione con La Stampa e in conseguente ingresso della famiglia Elkann nel gruppo Repubblica – L’Espresso, sarebbe un altro colpo che può aprire diversi nuovi scenari anche sul digitale
risultati SOLE24ORE
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-03-17/gruppo-sole-24-ore-corrono-ricavi-digitali-contenuti-45percento-e-pubblicita-112percento–071233.shtml?uuid=ACqWJkpC
Pare che oggi o domani si decida il destino di banzai. Mondadori pare avvantaggiata sull’altra cordata
@gola: si mettessero d’accordo, però! l’altro ieri era data per certa, anzi per fatta, la vendita a Repubblica – L’Espresso, oggi sembra in vantaggio Mondadori, sembra di essere tornati alla “guerra di Segrate”, neanche stessimo parlando di chissà quali siti in vendita….
E’ ufficiale, Mondadori rimane l’unico interlocutore per l’acquisizione della parte “vertical content” di Banzai, a quanto pare con l’esclusione del Post.
http://www.ilpost.it/2016/03/17/banzai-mondadori/
@Stefano: mah, a quella cifra e senza i siti di news non so chi dei due faccia l’affare
come sta andando gold5?
chi viene?
http://www.programmatic-day.com/
@carletto: Gold5 chi…?
http://www.italiaonline.it/wp-content/uploads/2014/12/CODICE-ETICO-Italiaonline_15.12.14_pubblico.pdf
a prima concessionaria italiana di video display advertising, nata dall’accordo dei 5 leader del mercato pubblicitario italiano
A quanto pare è l’anno delle concentrazioni ed acquisizioni: l’ultima ventilata sarebbe la fusione RCS – IlSole24ore. C’è qualcosa di concreto al di là delle indiscrezioni ?
@Maurizio: in realtà l’indiscrezione circola da almeno un mese e per ora è sempre stata decisamente smentita
@Carletto: ehm…guarda che la mia era ironia pura, nel senso che non mi sembra abbia, finora, dato particolari segni di vita….
OPPSSS
ma Yahoo Italia?