Il graduale e lento collasso dell’editoria
Scritto da Luca Lani il 19 aprile 2016
media, Social Media
BuzzFeed riduce della metà il budget 2016, Mashable taglia il personale, Salon altro round di finaziamento e taglio del personale. GigaOm che aveva 85 persone ha chiuso alcuni mesi fa.
La crisi dell’editoria arriva anche alle nuove iniziative editoriali native digitali, ed arriva anche a quelle che hanno basato la crescita su Facebook. L’abbraccio mortale continua…
Mr. Malik of Gigaom, whose site employed 85 people at its peak, said if he were to start the business today, it would probably be a Facebook page. There is an opportunity, clearly, to reach people there.
Money? That’s another matter.
“How do I monetize?” he asked. “Still not clear.”
@Luca Lani: l’articolo, per quanto deprimente, non fa altro che enunciare alcune profonde verità, prime tra tutte che noi publisher ormai siamo schiavi assoluti degli algoritmi (oltre che degli umori e delle isterie, a seconda dei casi) di FB e che la programmatica, stupidamente ed ingenuamente, salutata da molti editori come una benedizione perchè consentiva una minor dipendenza da concessionarie spesso incapaci e centri media sanguisughe, si sta pian piano rivelando per quello che è, cioè un micidiale sistema per accelerare la morte dei siti, specie quelli che non riescono a “pompare” centinaia di milioni di pagine al mese, necessarie, checchè se ne dica, per alimentare le fauci perennemente affamate della programmatica (con tanti saluti alla qualità dei contenuti). Temo che i primi che pagheranno dazio saranno quei publisher che, di fatto, hanno sempre puntato su FB quale principale referral che, quanto prima, passerà la cambiale all’incasso. Ma tempi duri arriveranno, presto o tardi, per tutti, questo è ovvio.
Ma tra le cause della probabile e prematura (o matura?) morte di molti editori digitali, aggiungerei anche la vertiginosa inpennata del traffico da mobile che, però, nessuno ha ancora capito come può essere fonte di guadagno! Forse è giunta l’ora di vendere e cambiare mestiere? Forse….
Sicuramente la crisi dell’editoria non è ancora finita e ci aspettano almeno altri 5 anni di dolori. In questa seconda fase della crisi potrebbero uscire meno colpiti gli editori che hanno la carta e l’edicola, perchè hanno revenue rilevanti e dirette mentre vedo piu in difficoltà i digitali puri che abbracciando facebook ne sono ormai totalmente dipendenti ed hanno perso il rapporto diretto con i lettori. Il mobile non lo vedo come un problema in se, ma il problema è del mondo dell’adv che come al solito si muove con 5 anni di ritardo rispetto al movimento dell’audience che è molto piu veloce. Quindi i soldi sul mobile arriveranno prima o poi ma nel frattempo tanti editori moriranno o disinvestiranno.
Detto questo non posso pensare ad un mondo senza contenuti e non posso pensare ad un mondo in cui la gente non legge piu. In realtà il consumo sta aumentando nel suo complesso. Bisogna trovare il modo di disintermediare e di riprendere un rapporto diretto con i lettori. I social netowork sono comunque cruciali, ma gli editori dovrebbero fare blocco e fare lobby per limitarne il potere ed evitare di essere fagocitati.
Per quanto riguarda il mobile: concordo con Luca, prima o poi i soldi arriveranno anche lì, perchè non si spiega come mai un preroll a tutto schermo su uno smartphone (dove tra l’altro non puoi avere più tab aperte del browser, quindi l’utente è costretto a vedere il video per forza) debba rendere di meno di una skin desktop o un banner qualsiasi.
Il Programmatic invece è una fregatura bella e buona: tra l’altro è l’unico sistema ad asta dove i prezzi anzichè aumentare sono diminuiti! L’asta per definizione è un meccanismo per cui si tende a pagare più del valore del bene – ce ne rendiamo conto tutti noi quando partecipiamo ad un asta su eBay – perchè crea quel senso di urgenza e scarsità, però per qualche strano motivo il meccanismo dell’asta applicato all’adv online ha fatto abbassare i prezzi…mah…
Su Facebook: mi dispiace per loro ma è giusto che gli editori che si sono affidati completamente a Facebook ora soffrano. Anche l’ultima idea degli Istant Articles mi sembra un harakiri per gli editori: io utente posso leggere l’articolo direttamente sull’app di FB, con la pagina che si carica in mezzo secondo e con solo un bannerino insignificante anzichè aprire il sito dell’editore che ci mette un minuto a caricarsi con i suoi 10 banner e video…per l’utente una pacchia, per l’editore un suicidio! Ma perchè “regalare” così i contenuti a Facebook mi chiedo io?? Mah^2…
@Adriano: è vero, in teoria le aste sono pensate per far lievitare il valore di UN (cioè un solo ed unico, attenzione) bene, ma è altrettanto vero che le aste programmatiche hanno un’altra logica, cioè mettono a disposizione un numero praticamente infinito di spazi pubblicitari che, al contrario delle aste che promuovono un pezzo unico e raro, inevitabilmente ne abbattono il prezzo.
Il problema è che se sommiamo questo agli adblocker e ai bigdata (altra mezza-truffa colossale), il risultato non può che essere nefasto per i publisher i quali, come al solito, forse perchè un po’ tonti o forse perchè guai a fare cartelli tra di loro per proteggersi, combattono stupidamente una guerra tra morti di fame che avvantaggia solo ed esclusivamente (e come al solito) i big spender e chi, alla fine, controlla i veri flussi di traffico, cioè FB e Google