Fast food content
Ultimamente si fa un gran parlare della crisi degli old media. Molte testate web e blogs deridono e criticano le sparate degli editori tradizionali contro aggregatori e blog.
Ma mentre questi “nuovi editori” fanno un gran parlare della morte della editoria tradizionale non si rendono conto della grande minaccia che sta arrivando all’orizzonte. La crescita incontenibile del “fast food content”. Già qualche anno fa, dai tempi in cui si parlava di “nanopublishing” la cosa mi sembrò pericolosa, e successivamente con l’esplosione del fenomeno si è palesata. Un recente articolo di Techcrunch mi ha dimostrato che non sono il solo a pensarla così.
Il problema non è quello di aggregatori o finti blog che prendono una parte dei contenuti e poi mettono un link alla fonte originaria. Infatti portano comunque traffico e fanno link building. Il problema non è neanche nella copia di un contenuto e nella violazione del diritto di autore, dato che google grossomodo riesce a capire la fonte originaria.
Il problema è piuttosto nel fatto che esistono ormai decine e decine di migliaia di siti, con degli umani dietro, che di mestiere leggono contenuti e li riscrivono scopiazzando sciattamente e malamente cambiando ed invertendo qualche frase.
Così per una notizia originale, artigianale, e prodotta con 2-3 ore di lavoro e di ricerca, dopo poche ore a partire da questa ce ne sono almeno altre 100 scopiazzate e prodotte in 10 minuti, a cui poi seguono altre 1000 tra aggregatori, catalogatori e finti blog, tutte fatte senza lavoro.
Techcrunch non lo dice, ma la colpa principale è di Google, che davanti ad 1 contenuto vero ed artigianale, e 100 copie sciatte, e 1000 url farlocche di aggregatori NON fa differenza. Non vuole, o non riesce.
Andiamo quindi verso una nuova era, dove il contenuto finto, a basso costo, copiato e fatto in fretta soppianta quello artigianale ed elaborato. Ma non sono solo i network di blogs o gli aggregatori, ormai sono anche i grandi operatori che si organizzano: TC riporta che AOL ha quasi 2000 persone che scrivono, di cui la grandissima parte freelance pagati a pezzo.
Questo sistema, incentivato da google, comporta una concorrenza radicale e micidiale nei confronti dei pochi (ormai) che fanno ancora i contenuti a mano e con qualità. TC conclude il pezzo con una previsione catastrofica :
Forget fair and unfair, right and wrong. This is simply happening. The disruptors are getting disrupted, and everyone has to adapt to it or face the consequences. Hand crafted content is dead. Long live fast food content, it’s here to stay.
La domanda che mi pongo è però: che ne pensano i lettori? Che succederà nel medio periodo? Sarà normale per un lettore passare sempre da google e capitare ogni giorno in siti sempre diversi, sempre piu approssimati, pieni di adsense, e senza ne capo ne coda? E’ pensabile che nessuno cercherà più approfondimento e qualità? Ed è pensabile che la gente si dimenticherà dei brand di qualità? E che dire degli advertiser…..metteranno i loro marchi in network anonimi fatti di contenuti scarsi e scopiazzati?
Non credo che questo modello, “il modello editoriale di google”, potrà vincere nel lungo periodo. Sopratutto non ci voglio credere, perchè ho fiducia nella gente.
A darmi ragione c’è quest’altro interessante articolo di Paul Kedrosky dove racconta la frustrazione che ha provato nel ricercare una lavastoviglie. Le prime pagine dei result di google sono piene di spam. Lui lamenta come orde di finti nuovi editori non facciano altro che buttare pseudo contenuti in rete, e google li mangia, e loro incassano soldi.
Ma l’effetto micidiale di questo è che Paul su alcune keyword particolari smette di cercare su google perchè già sa che troverà solo spam e robe finte. E su molte ricerche va direttamente nei siti dove sa che c’è la qualità. Ecco il pezzo:
For my part it has had a number of side-effects. One, I avoid searching for things that are likely to score high in Google keyword searches. Appliances are an example, but there are many more, most of which I use mechanisms other than broad search. Second, it has made me more willing to pay for things. In this case I ended up paying for a Consumer Reports review of dishwashers — the opportunity cost of continuing to try to sort through the info-crap in Google results was simply too high.
Quindi potrebbe essere che anche noi editori del web, che oggi deridiamo gli old, molto presto moriremo insieme a loro, e moriremo sommersi dal fast food content. Ma se invece saranno in molti a comportarsi come Paul, sarà un problema serio per i finti editori. Ma sopratutto il problema sarà per google.
Approfondimenti:
- TechCrunch – The End Of Hand Crafted Content
- Paul Kedrosky – Dishwashers, and How Google Eats Its Own Tail
- The answer factory: Demand Media and the fast, disposable, and profitable as hell media model (Wired)
anche io oggi mi sono letto sia arrington che kedrosky e da un pò seguo le mosse di Murdoch e mi chiedo se qualcuno pensa come me che ci sia in avanti nel tempo un “tipping point” dove diventa appetibile una premium internet dove far confluire i giornali e le attvità editoriali prfessionali, a pagamento e sottratta a google. Non che la auspico ma cerco di anticipare se Murdoch cercherà di “rompere” il web portandosi via tutti i contenuti editoriali professionali dietro qualche sottoscrizione.
Al terribile problema del google spam, di tutto ormai scritto in base alla fottutissima keyword density e del degrado costante dei risultati di google, credo che ci sia un opportunità per motori di ricerca più avanzati, magari con un pò di intelligenza nel riconoscere le copie e premiare le fonti sulla risindacazione, e non chi compra pubblicità. Questo andrebbe ugualmente nella direzione di favorire anche gli editori professionali senza rompere internet.
Curioso che il mantra “adwords ha ucciso google” che si sente da anni adesso acceleri profondamente in certi circoli tech savy. C’è possibilità che la disruption colpisca il disruptor google, impensabile … Che e pensi tu che queste cose le conosci sicuramente meglio di me ?
Ma Google non penalizza i contenuti duplicati?
@gmarco certo che li penalizza, ma quando sono copiati ed identici, parola per parola. Se sono rielaborati…non c’è piu un originale, ma conta solo chi fa meglio seo o chi è piu linkato o veloce.
@darlingh non credo che adwords abbia distrutto google, ma semmai adsense da una parte e l’algoritmo di google sta distruggendo l’editoria vecchia e nuova. E quello che viene dopo non è certo bello.
Io nella pratica di tutti i giorni mi scontro con questi problemi,curo lo sviluppo di alcuni siti che trattano tematiche finanziarie con contenuti didattici professionali appositamente creati e costati parecchio, questi siti spesso e volentieri vengono sommersi in serp da pagine con contenuto spesso al limite del truffaldino (per persuadere all’acquisto o al clic) e che usano metodi black hat per posizionarsi.
lasciamo poi perdere i contenuti copiati o riciclati dal mio blogghettino.
Comunque a livello di grandi editori probabilmente il problema è ancora poco sentito grazie a posizioni dominanti che consentono di avere livelli di visibiltà comunque elevati.
Gli utenti del web spesso cercano l’informazione veloce, e spesso non fanno caso alla qualità del contenuto (anche per mancanza di conoscenze per valutarlo) secondo me è questo il noda da scigliere
Grazie, Luca! Hai ragionissima. Hai sbagliato però il primo link (hai messo anche lì un link a Kedrosky invece che a Techcrunch.
direi che è un problema di prospettive e punti di vista. se è utile vi riporto il mio: quando mi occupavo prevalentemente di contenuti, e contenuti a tema cinema, per un grande portale nazionale, i giornalisti della carta stampata che reputavano i giornalisti del web scalzacani avventizi e senza futuro copiavano a man bassa dai loro colleghi esteri, e lo stesso facevano i giornalisti del web, e spesso una notizia veniva ripresa e ricommentata cambiando solo la lingua in uso. e tanto bastava per dire che c’era un’attività di approfondimento giornalistico (a volte l’approfondimento consisteva solo nel cercare la fonte più accreditata della nuova zelanda per parlare di peter jackson… quasi mai cercare di parlare con peter jackson). non una volta sola mi è capitato di vedere giornalisti registrare domande di altri giornalisti per confezionare la loro intervista. e non una volta mi è capitato che una notizia riportata su un giornale di tiratura nazionale fosse vecchia di qualche mese sul web (veramente questo mi capita anche ora). quali sono i contenuti fast food? che cosa, oltre alla reputazione, che pure deve essere riconosciuta da una platea ampia e qualificata, può aiutarci a distinguere i fake dagli originali?
@ marina : sicuramente utili (e vere) le tue considerazioni. Occhio che però il fenomeno del “fast food content” non è tanto la scopiazzatara del pezzo (cosa sempre esistita) ma la quantità di piccoli contenuti scopiazziati e riscopiazzati e quelli degli aggregatori, che messi insieme sono in misura maggiore di 100 rispetto al contenuto originario. E google, che mangia e predilige i fast food content, poi li rivomita nella serp facendo letteralmente scomparire il contenuto buono. Prima esisteva il problema della qualità, adesso si è aggiunto il problema ben piu grave, della QUANTITA’.
Alla domanda su come distingure i fake dagli originali….io credo che un algoritmo non ce la farà mai, mentre al contrario credo che il pubblico piano piano impaera a distinguerli molto bene. Almeno spero.
ma Google mi lascerà condividere quello che ho imparato con gli amici, e vedere io stesso a mia volta solo quello che loro hanno reputato valido? O questo farà scendere il tasso di clic su adwords? E in questo caso, cercherò su facebook? o su twitter, o altrove?
tipo Liquida?
@Luca, mi trovo d’accordo con te, la scala di grandezza è diversa e giustamente anche il metro di misura con cui vanno affrontati i fast food content. E anche secondo me il fattore “umano” in futuro peserà, a prescindere dagli algoritmi. a parte ciò ho smesso di cercare la lavastoviglie su google illo tempore. non è solo questione di spam o fast food content, ma di rapporti personali, che il motore di ricerca con tutti i suoi algoritmi, non ti fa trovare. ecco, secondo me per provare a ipotizzare delle direzioni future bisogna tenere conto del peso che stanno acquisendo i rapporti personali nei modi in cui arriviamo all’informazione. non intendo dire tanto o solo i social network o piattaforme di condivisione (come dovrebbe essere google wave peraltro, se non ho capito male visto che non son ancora riuscita a farci nulla), dico proprio i rapporti personali: la relazione bidirezionale tra l’utente e l'”usufruito”, per così dire, e tra tutto ciò che c’è in mezzo. sto andando ai limiti del pippologico, per questo mi fermo. comunque grazie dei link, oltre che del testo, molto interessante
Marinaaa che stai dicendo?^? mica ho capito
Google vi ha sentito e ha deciso di comprarli un po’ di sti contenuti
a breve notizia che ha comprato Yelp (reviews and Recommendations of Top Restaurants, Shopping,
Nightlife, Entertainment, Services and More)
secondo me antitrust deve bloccare tutti sti acquisti altrimenti web e google andranno a coincidre fra un paio d’anni
ci saranno 2 aziende, Google (internet) e Facebook (gli amici).
@Massimo, due soli siti internet mi sembra esagerato, ci vorrà sempre e comunque chi crea contenuto di buon livello, la rete e grande e di segmenti da riempire ce ne sono milioni.
@ massimo: aggiungerei un terzo sito per una categoria sempre verde. Il porno 😉
Effettivamente il il porno continuerà a *tirare*
@Filippo: sì, ok, ma i siti “di riempimento” non contano nulla.
@Luca: non so, per il porno, perchè tutti i vari pornotube stanno distruggendo il business, si dice…
Bhe se guardi i soldi che stanno facendo i piccoli editori anche solo con adsense vedi che proprio nulla non contano.
Poi se non c’è chi produce il contenuto “affidabile” sparisce anche l’utente che lo cerca ( e ciò mi pare improbabile), ma ora non si può affermare nulla con certezza c’è solo d’attendere ^^
Ciao Filippo, secondo me i piccoli “produttori di contenuti” sono solo dei portatori d’acqua – anzi, direi pure di un’altra sostanza, a giudicare dalla qualità, e da ciò che Luca dice in questo post. Poi, certo, faranno i loro bei soldini con Adsense, ma che c’entra?
Da una parte vedo come il mio modo di ricercare notizie, informazioni passi sempre di più dal feed reader.
Se seguo un blog è facile per me cominciare a seguire i blog da questo citati.
Dall’altra parte però vedo che la fonte principale di visite del mio blog resta ancora Google.
Non lo so: da una parte spero che il trust rank e le ricerche personalizzate possano in qualche modo arginare il problema dei fast food content, dall’altra spero che piano piano il “navigatore medio” si emancipi dalla ricerca da google.
Google ha acquistato AppJet, ha nel mirino Yelp ed ora due nuovi nomi sono stati attribuiti alle ambizioni del gruppo: DocVerse, per completare le applicazioni anti-Office, e Trulia, per portare sulle mappe dl motore nuove opzioni per il real estate
Ma antitrust che aspetta?
@Massimo, non stavo parlando di chi fà contenuti “fast food” ma di piccoli editori seri, tipo blog di specialisti e simili…
Parlavo del guadagno di essi per far capire che hanno convenienza economica ad esistere perchè il mercato li vuole e li premia.
Comunque proprio perchè portano acqua al mulino servono a google, i mulini senza acqua non girano ^^
Comunque non pretendo di aver ragione la mia è un ipotesi come un altra, solo il tempo dà risposte certe
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Per l’antitrust è una cosa complessa in quanto dimostrare un monopolio è cosa ardua e inoltre a livello internazionale i sistemi per la prevenzione di tali fenomeni sono ancora acerbi.
e io che pensavo che fosse suff. mandare una mail info@antitrust.com
Divertente, comunque era per sottolineare il fatto che questi meccanismi non sono tanto agili quindi non ti puoi aspettare che agiscano repentinamente…
ovviamente scherzavo
L’acquisizione di Yelp, la trovo molto pericolosa. Stanno ormai comprando di tutto, c’è un oggettivo abuso di posizione dominante….
Io ci sono rimasto di sasso quando ho letto tutte le acquisizioni di Google in questi anni: http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_acquisitions_by_Google
Quasi 60 acquisizioni in 8 anni per miliardi di dollari…si stanno comprando di tutto!
Ma è normale? Esiste l’antitrust negli USA??
ecco gli auguri di Google…
http://www.google.com/advertising/holiday2009/
vi regalo questa chicca
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A metà gennaio basterà digitare simonaventura.tv per collegarsi col suo web channel: «Sono la prima in Italia a fare una mia tv via Internet. Questo è il futuro della comunicazione». Festeggiato il Natale a Milano in famiglia, compresi Stefano Bettarini e gli ex suoceri, Simona è volata a Miami con figli e genitori per una breve vacanza di Capodanno. Ma già il 6 gennaio sarà in onda con Quelli che il calcio. Poi, a ruota, una trasmissione su Rai Radio 1 ogni sabato dal 16 gennaio e in febbraio ritorna con l’Isola dei famosi. Un 2010 intenso, ricco di novità. Cominciamo dal web.
@ giammarco : AHAHAHA grande “chicca!. Una webcam in casa che la riprende mentre si fa la doccia e prepara il pranzo. Sai che novità!!
in effetti…
[…] spinge anche gli editori a ricercare volumi e ad inventarsi sistemi per ingrandire i bacini. I Fast Food content sono quindi un effetto del sistema: il mercato chiede volumi, google vuole tante url, vuole la […]
Mi e’ apparsa in questo preciso momento una visione mistica: Gxxgle che implode soverchiato dalla impressionante mole di dati che incessantemente acquisisce aspirando ad essere l,unica fonte futura di informazione,senza alcun filtro senza alcun pudore.
Ciao ragazzi,
vi propongo questa pubblicità progresso autoprodotta 😉 (ovviamente contro i FASTFOOD)
Video : http://www.youtube.com/watch?v=OIPayZY45MQ&feature=player_embedded
Facebook FanPage :
http://www.facebook.com/pages/The-Murdock-Sons/187614957942810
Grazie per l’attenzione
Cheers
presto google introdurrà anche da noi l’algoritmo anti content farm, speriamo serva…