The NEW New York Times
L’altro giorno ero a parlare con un editore “old”, ancora abbastanza distante dalla rete, e mentre mi spiegava che la pubblicità online non crescerà più, mi è tornato in mente un articolo molto interessante di Techcrunch di qualche mese fa sul New York Times. Il NYT perde oggi 1 miliardo di dollari, e questo è il risultato di una pesante ristrutturazione, che ancora non ha portato il pareggio. 3 miliardi di dollari i ricavi (in calo del 10% dal 2005). Il tutto fatto con 9300 impiegati.
Per la parte web: i dati di traffico sono 16 milioni di utenti unici mese, con 124 milioni di pagine viste. (Comscore Maggio). Sui 9300 impegati sono 1200 quelli del settore news e solo 400-500 sono “writers”.
Il sito del Nyt è quindi immerso in questo mare di persone e di costi, ed è difficile che ne “esca”.
Questi numeri (a tagli avvenuti) dimostrano che prima di un problema generico del giornalismo, esiste un problema del “vecchio” giornalismo e delle strutture aziendali pesanti che non riescono a stare al passo con i tempi. Un modo di fare giornalismo che, oltre a non essere adeguato ai nuovi mezzi, non è più sostenibile economicamente via via che una parte dell’Adv (ed il pubblico) si sposta su internet.
Il gioco proposto da TC allora è il seguente: creiamo una nuova azienda che fa solo il sito del nyt. Se è vero che il 10% degli editor fanno il 50% dei contenuti di qualità, allora prendiamo i migliori 50 giornalisti e strapaghiamoli con 200k dollari all’anno. Sono i migliori del mondo. 10 milioni di dollari di costo del personale, che con gli altri costi diciamo che raddoppiano a 20.
La migliore squadra del pianeta quanto ci mette a raddoppiare i 16 milioni di utenti unici? Ed essendo uno dei primi quotidiani al mondo come utenti, con 200 milioni di pagine viste, sarebbe già in pareggio con 20 milioni di fatturato. E dopo 5 anni scoppierebbe di utile. Valendo probabilmente sul mercato 200-500 mln come minimo. Ma ovviamente è una cosa impossibile ad oggi, ed il nyt rimane dentro il grande calderone, mentre intorno nascono come funghi i vari Huffington Post.
Insomma da questo esempio sembra quasi ci sia una incopatibilità tra vecchie aziende e nuovi media (tesi tutta da dimostrare).
Ma aggiungo io: che succede se i 50 un giorno si guardano negli occhi, e se ne vanno dal nyt per fare da soli una nuova testata?
Boom della pubblicità online: New York Times torna in attivo
http://mediablog.corriere.it/2010/02/boom_della_pubblicita_online_n.html
questo articolo sembra contraddire quanto scritto sopra
Gianmarco
Definire un 15% di crescita un BOOOM della pubblicità on line mi sembra decisamente esagerato. Sicuramente il taglio dei costi ha portato nel 2009 un buon utile ma come si osserva in articoli un pò piu equilibrati, ( http://finance.yahoo.com/news/New-York-Times-ad-outlook-dim-rb-3992875343.html?x=0&.v=3 ) il digitale sopperisce solo in parte al calo del cartaceo.
IL tema vero è comunque capire se per un editore come NYT alla fine ci sono vere sinergie tra carta e web, o se non sia piu remunerativo (come da provocazione di TC) farne azienda autonoma.
In realtà fare buona informazione su web, costa e anche parecchio: servono giornalisti(che hanno un efficentissimo Ordine, sempre attentissimo ai loro diritti sindacali e, quindi, alle loro buste paga)e per puntare ad un sito di successo, servono anche tecnici, uomini marketing, commerciali ed amministrativi.
In sostanza, più o meno la stessa squadra che servirebbe per la versione cartacea.
Unico vero risparmio, ma che poi è compensato, almeno in parte, da altri costi è la carta: ma ad un grande sito d’informazione serve anche un contratto ad hoc con una server farm che, certamente, gratis non è.
Vogliamo, poi, parlare dei contenuti fotografici? Se fate informazione seria, servono foto serie, di ottima qualità e possibilmente in real time: risultato, sono necessari uno o più contratti con le agenzie fotografiche ed i colleghi che le pagano (perchè sappiamo tutti che c’è anche chi ruba le foto e non solo….), sanno perfettamente quanto costano.
Quindi non illudiamoci: è vero, fare informazione via web ha tanti vantaggi (diffusione immediata, interattività con gli utenti, internazionalità, ecc), ma il suo costo è ancora (e credo che lo sarà per molto tempo) molto alto.
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