Mappa dei venture capital italiani che investono in Internet
Avevo promesso un feedback sul mio giro presso i VC, e con un pò di ritardo eccolo qua.
Ho iniziato il giro a fine Aprile, e l’ho terminato a fine Luglio: tanto ci è voluto per incontrare tutti almeno una volta. Con questo post pubblico intanto una mappa dei VC italiani che investono in iniziative digitali: credo possa essere utile a molti lettori per orientarsi meglio. Il resto degli aggiornamenti e un pò di consigli e cose che ho appreso in questa full immersion, li posterò prossimamente, quando ho più tempo.
Prima di avventurarsi nel mandare business plan a tutti, è bene capire quale VC si cerca. Come è noto infatti i VC si specializzano a seconda dello stadio della iniziativa: i business angels intevengono quando c’è solo l’idea, ed in genere con investimenti dai 20k ai 100k operando quasi sempre personalmente. Chi fa il Seeding o “early stage” invece investe quando l’idea è già esistente e magari anche il prototipo, ed i soldi vengono utilizzati sopratutto per mettere in piedi l’azienda e fare i primi test verso i consumatori o i clienti. Siamo in genere in un range tra i 50k e i 500k. Successivamente entrano i gioco quelli più grandi che fanno i round (solitamente da 1 a 3) e che vanno dai 500k ai 2 mln di euro (perlomeno questo è il range medio in Italia).
ANGELS
Ce ne sono moltissimi, ma non posso citarli senza il loro consenso, dato che operano privatamente. Tuttavia sono nate associazioni di Angels come IAG (vedi dopo).
SEED EARLY STAGE
Dpixel
Coordinata da Gianluca Dettori è molto nota e molto attiva. In genere investe dai 70 ai 350, sicuramente tra i piu focalizzati solo sul digitale e internet. Hanno investito tra gli altri in Seolab, ed hanno un team di analisti che masticano bene il web (Info su Dpixel website)
Annapurna
Fondata recentemente da Massimiliano Magrini (ex country manager google) . Investe nel tipico range del Seeding ed early stage. Visto il background del team di Annapurna, grande conoscenza del settore e facilità nel presentare il progetto. Recentemente è stata annunciata una operazione su Paperlit ( Info su Annapurna Website)
IAG – Italian Angels for Growth
E’ una associazione di business angels (quasi un centinaio), molto attiva e con numerose operazioni all’anno. Opera però non solo su internet e digitale ma anche nel biomedicale ed altri. Team molto preparato (beneficia del background dei vari soci che è quindi molto esteso), ha un processo un pò particolare per il quale un team centrale vaglia i progetti e li presenta ad i soci (angels) in alcuni momenti dell’anno. Dopo un breve speech del founder della start-up decidono se e quando investire individualmente. Il processo dura minimo 4-5 mesi ed il range delle operazioni va da 50 a 500k euro. (Iag website)
H-farm
Fondata da Donadon (ex E-tree) è un VC sui generis perchè svolge più il ruolo di incubatore offrendo spazio, ufficio, competenze (oltre ai soldi). Range di investimento tipico del Seeding. (site Hfarm)
Altri
Esistono altri soggetti che fanno seeding, recentemente ne sono nati molto attorno a banche, telco. Non li cito perchè non ne conosco il funzionamento, anche se (IMHO) penso che molto spesso sembrano piu strumenti di marketing (per enti promotori) più che vere strutture che finanziano con capitale di rischio.
VC e fondi da Round pieno
Vertis
Fondo presente a Napoli con capitale misto privato e pubblico. Ha come mission l’investimento in digitale e biomedicale, ed in generale prodotti e processi di innovazione. Investono solo in società che hanno lameno una sede operativa nel meridione (abruzzo compreso, lazio escluso) . Range 2 mln, team estremamente preparato. (Info website Vertis )
Quantica
Recentemente ha avuto alcuni problemi di gestione che sono stati risolti nella primavera. Quantica ha una grande dotazione di capitale (in parte pubblico) e tra l’altro ha un nuovo fondo dedicato al meridione quasi interamente da investire. Il fondo del meridione ha le stesse regole esposte sopra, quello nazionale è già parzialmente impiegato. Il team ha tra gli altri investito in Liquida, e quindi ha una buona conoscenza del mercato digitale. Sono a Milano. (Info sito Quantica)
Innogest
Uno dei fondi piu grossi in Italia con disponibilità vicine agli 80 mln. Il fondo ricerca aziende innoivative e in rapida crescita ma predilige le attività che nascono come internazionali o con espansione internazionale. Hanno investito tra gli altri in TheBlogTv e Mobango, realtà interamente digitali. Sono a Torino. (Info Innogest)
360 capital partner
Fondo italo-francese, investe quasi esclusivamente in francia. In Italia ha portato a termine l’operazione Mutuionline con la quotazione (operazione nata molti anni fa). Sede a Parigi e Milano. (Website)
Atlante
Il Gruppo IntesaSanpaolo ha il veicolo Venture Atlante che ha due fondi, e di questi uno è dedicato al meridione finanziato con parte di soldi pubblici, e soggiace alle stesse regole di cui sopra. L’altro su tutto il territorio nazionale è parzialmente impiegato. Gli investimenti sono perlopiù su biomedicale, innovazione di processo, ancora poco internet. Presenza Milano-Napoli. (Info Website)
Francesco Micheli Associati
In realtà è un soggetto a metà strada tra un fondo ed un Family office. E’ il team che investe per Francesco Micheli (ebiscom, fastweb) ed il figlio Carlo (Born4shop). Preparatissimi, da visitare assolutamente ma solo se c’è un piano molto solido. Preparati su internet hanno avuto esperienza con born4shop adesso fuso con Saldiprivati (banzai). Presenza a Milano.
Esteri
Sono entrato contatto con un paio di fondi esteri che non cito. Da considerare solo il progetto ed il piano ha un respiro europeo e se l’azienda è già avviata ad uno stadio rilevante.
Nota: Questa non è una lista esaustiva ma solo una lista di quelli che ho incontrato personalmente negli ultimi 3 mesi. Se vuoi che sia aggiunto un link segnalamelo via mail a luca.lani <-a-t-> citynews.it
Ciao, una curiosità Banzai non li citi?
Non sono esattamente venture ma mi piacerebbe una tua spiegazione…
Grazie Riccardo
Complimenti, grazie per il bel post! Aggiornerai la lista?
@Luca: anzitutto buon compleanno! 😀
Una curiosità (se non è notizia troppo riservata): alla fine, tu con chi hai chiuso? E per quale ragione, rispetto agli altri VC?
Grande articolo Luca!
Segnato nei bookmark, a tempo debito saprò che farmene.
Thanks
@ Riccardo: Banzai è un operatore industriale e non è un VC. Ha fatto delle operazioni (peraltro molte gestite dfa me) ma la logica è diversa, si entra e si finanzia per poi congtrollare ed integrare nel gruppo. Se si allarga il raggio agli operatori industriali allora c’è un’altra bella lista da aggiungere, mi sono limitato a VC puri.
@Dario : sicuramente l’aggiorno, anche se non c’è molto altro in italia…
@Gibbo: ho fatto il mio giro e con alcuni di questi stiamo approfondendo, non sono cose se si chiudono in tre mesi…a tempo debito metterò le info
Anche se non sono in grado di dare a questi 2 soggetti la giusta collocazione, aggiungo:
– Brainspark: http://www.brainspark.com/italian/welcome_2.php (fra i referenti, Gabriele Gresta)
– Moai Capital Group: http://www.moaicapitalgroup.com/ (persona di riferimento, Emanuele Tha)
sarebbe interessante, a mio parere, se qualcuno che ha già avuto dirette esperienze con i VC ci illustrasse i lati positivi e quelli meno, di questa esperienza, sia dal punto di vista pratico (portarsi in casa un socio “ingombrante” come un VC non è una passeggiata, come può sembrare), finanziario, operativo e, perchè no, umano.
Dal canto mio posso solo dire che, circa un anno fa, ho visitato tre dei VC da te segnalati per presentare un determinato progetto ma, alla fine, ho deciso di rinunciare al loro apporto, preferendo investire risorse personali, proprio perchè mi sono reso conto che, per il mio carattere e la mia “forma mentis”, non ero pronto ad accettare un socio di questo tipo e, quindi, ho capito che il sodalizio non sarebbe durato a lungo.
Ma, allo stesso tempo, so di alcuni colleghi che, invece, si sono trovati benissimo o abbastanza bene; e poi conosco almeno tre casi finiti, invece, malissimo (e la società che rappresneto e che ho rilevato, proprio da un VC inglese nel 2002, ne è un fulgido esempio) 😉
Gran lavoro bravo 😉
@ Gibbo
non è ovviamente semplice rispondere alla tua domanda perchè i VCs sono in realtà costituiti da un insieme di partner e quindi la componente umana gioca un ruolo fondamentale quindi generalizzazioni non sono possibile.
Noi con http://www.lightspeedvp.com/ e http://www.gemini.co.il/ che sono investitori nel nostro progetto (Wikio) ci troviamo benissimo.
E’ importante ovviamente avere chiara una strategia comune in termini di crescita, obiettivi/milestones, investimenti e ritorno. L’orizzonte temporale deve essere poi condiviso in maniera precisa. Investono per uscire poi quando? 3/5 anni etc
Spesso gli aspetti tecnici sono regolati da uno “Shareholders Agreement” che va approfondito prima di qualsiasi investimento e relativa cessione di quote. Ci sono infatti aspetti relativi ai privilegi di quote o azioni che vanno discussi prima per non trovarsi male dopo..
In ogni caso i VC possono dare un contributo incredibile non solo in termini finanziari ma soprattutto di visione e network, inutile dire che poi il contributo fondamentale è dato nel momento del raggiungimento di milestone definite e quindi nella fase di exit. In pratica il “compratore” è nel 99% dei casi trovato da loro e non è poco, stesso dicasi per la gestione di eventuali IPO 😉
ottimo lavoro Luca, ho retwettato il post.
Ora serve un po’ di tempo per contattarli tutti ….
splendido, per chi come non sapeva ce ne fossero
trovo curioso, leggedo i post a commento del pezzo di Luca, che molti sembra che abbiano appena visto la Madonna!
Luca è stato bravissimo, senza dubbio, ma la lista dei VC operanti nel web in Italia era più o meno nota da tempo (ad esempio l’unico che, sinceramente, non conoscevo era Francesco Micheli Associati, grazie 😉 ) e, soprattutto, se si è convinti di aver un buon progetto, una buona idea o, meglio, una già bella realtà iumprenditoriale che, magari, con qualche socio finziatore potrebbe davvero decollare, mi do da fare, pigio la tastiera fino a farla fondere, scandaglio il web come un forsennato e, senza nemmeno troppa fatica, la famosa “VC List” esce senza particolari difficoltà: se non lo si è fatto, significa che i primi a non credere troppo nel proprio progetto sono gli stessi che ce l’hanno in mente e, quindi, men che meno essi riusciranno a convincere i VC. 😀
E’ altresì curioso che uno che conosce già tutti i VC (tranne uno) venga a leggere il blog di Luca per dire ai commentatori (che magari già fondono tastiere per altre cose, tra cui stare in piedi…) come è sprovveduto a non saper nemmeno googlare la lista dei VC.
Io sapevo che esistono i VC, ma li ho sempre visti come dei soggetti irragiungibili o, se ti raggiungono loro, degli avidi commerciali più che finanziatori.
Ringrazio invece Luca per rendere pubblica la sua esperienza perchè, benchè sia uno che “ha fatto il salto”, lo continuo a percepire come un “cantinaro di internet” (nell’accezione positiva del termine), che sa fare un business plan da presentare alle alte sfere ma che conosce bene anche il settore in cui opera e sa parlare (credo) pure con l’ultimo sviluppatore.
Quindi a me piacerebbe conoscere, visto che la lista dei VC è ormai patrimonio di tutti, quali sono le modalità per arrivare a presentare un progetto ad un VC: Luca non sò se è partito avvantaggiato dal suo curriculum, ma in linea di massima, come si ci muove?
Si manda una email dal sito?
Si ci presenta in sede tutti i giorni finchè non ti ricevono?
E quali e quanti sono i filtri che si incontrano prima che si arrivi a parlare concretamente?
Sono ignorante in materia, e da ignorante ho come il pregiudizio che sia una cosa lunga e faticosa (in termini di tempo occupato e sottratto alla tua impresa), e quindi se non hai le spalle larghe risulta un impegno molto oneroso iniziare un contatto del genere.
Sono completamente fuoristrada? E’ tutto più facile a farsi che a dirsi? Sono curioso, grazie a chi saprà fare più luce su questi aspetti.
@Snipers: non devo prendere le difese del buon Davide, ma credo che tu abbia letto male o frettolosamente il suo post, dal momento che non mi sembra che abbia dato dello sprovveduto a chiccessia.
Se devo essere sincero, anzi, trovo estremamente divertente il paragone agli avvistamenti della Madonna!! 😀
Però è vero:
Luca ha fatto un ottimo lavoro (come sempre) ed ha reso un ottimo servizio a tutti noi, ma la lista dei VC è abbastanza nota a chi, evidentemente, si è appena un po’ sbattuto per cercarla, come ad esempio ho fatto io circa un anno fa. E, a okkio, non ci ho messo più di un’ora, un’ora e mezza di gugolate.
Comunque se posso permettermi qualche ulteriore considerazione e senza rubare il lavoro a Luca, che certamente ha ricordi più freschi dei miei, provo a raccontare il mio approccio, anche tecnico, con alcuni VC, così cerco di rispondere alle tue domande.
Come dicevo, circa un anno fa mi sono deciso a contattare (perché, sia chiaro, il giro, nel 99% dei casi, è questo: tu contatti loro e non il contrario) qualche VC, possibilmente specializzato in investimenti nel web o, comunque, nella new economy, a cui sottoporre (proporre, in questa fase, è un po’ troppo ottimistico) un progetto che, in realtà, ho poi sviluppato da solo (ma questa è un’altra questione).
Va detto che mi ero, preventivamente, “studiato”, sempre scandagliando in lungo e in largo il web alla ricerca di case history, il miglior approccio da tenere in questi casi, per non fare la figura dello sfigato sprovveduto: da questa ricerca, è scaturita la necessità di un buon business plan o, almeno, di un qualcosa che gli assomigliasse molto (anche perché, i veri e propri BP, sono complessi e, spesso, molto costosi dato che richiedono l’apporto di consulenti esterni).
Ho, quindi, lavorato un paio di settimane a questo “simil BP”, che ho poi riassunto in una presentazione di una quindicina di slide, cercando di renderla sintetica, immediatamente intuitiva e, perché no, gradevole anche agli occhi 😉
Una volta pronta la presentazione del progetto, ho iniziato a mandare mail ai (pochi) VC che alla fine erano risultati papabili, in quanto solitamente propensi ad investimenti nel web.
Un consiglio, se mi è consentito: durante i successivi colloqui, ho avuto la netta sensazione che buona parte del merito di aver passato la prima scrematura, cioè la fase in cui si chiede anche solo un appuntamento motivandolo con la presentazione del proprio progetto, sia stato l’aver saputo essere coinciso e, allo stesso tempo, esaustivo e minimamente convincente, proprio nella mail di presentazione. Ma, ripeto, potrebbe essere anche solo una mia sensazione.
Per farla breve, alla fine ho proposto il progetto a 5 VC, tutti italiani, e sono riuscito ad ottenere appuntamento con 4 di essi: il quinto ha gentilmente declinato l’invito in quanto l’eventuale investimento era troppo elevato rispetto al loro range.
Dopo i primi colloqui, in tre casi sono seguiti altri incontri e scambi di mail, anche perché ogni VC ti chiede, solitamente, di “riformulare” il BP secondo i propri standard (e questo è veramente, in moltissimi casi, un lavoraccio, complesso e a volte costoso).
Tuttavia, più andavo avanti con le trattative, più mi rendevo conto che i VC (o, almeno, quelli che avevo conosciuto) non sarebbero mai stati soci con i quali sarei potuto andar d’accordo, e questo per una serie di motivi, alcuni di carattere personale e caratteriale, altri di tipo più concreto e pratico, forse condizionati anche dal fatto che, nel 2002, ho avuto diretta conoscenza di un VC estero (inglese), da cui ho acquistato la mia società e con cui ho, giocoforza, dovuto intavolare una complessa trattativa che, però, mi ha fatto capire un po’ di cose.
Ci sarebbero da dire molte altre cose e molti altri argomenti da affrontare, parlando di VC: ad esempio l’imprenditore farebbe bene anche a rendersi conto che i VC non saranno mai “amici” e che, ad una determinata scadenza, vorranno rientrare, possibilmente con gli interessi, dei soldi che hanno investito e, senza alcun problema, venderanno le proprie quote al miglio offerente, magari anche a qualcuno che non sta proprio simpatico all’imprenditore originario.
D’altra parte, se quest’ultimo non ha le risorse (o non le trova diversamente), la strada del VC è senza dubbio una delle poche percorribili per dare slancio all’azienda.
Con una fondamentale premessa:
a mio avviso ed in base alla mia (breve e poca) esperienza, l’approccio con i VC va fatto solo ed esclusivamente se si ha già elaborato il lutto, nel senso che l’imprenditore ha già messo in conto che da quel momento la sua creatura non sarà più sua o, comunque, solo sua e che, soprattutto, potrebbe anche perderla….
Mi scuso se sono stato un po’ prolisso 😉 (cosa da non fare mai, sia via mail che durante gli incontri, con i VC!!) 😉
@snipers : ti ringrazio degli apprezzamenti. Io ho preso soldi da due VC nel 2000-2001 (ed entrambe hanno fatto poi i loro soldini) e quindi già qualche consiglio potrei darlo. Ma in questo giro che ho fatto adesso mi sono reso conto che è molto cambiato il sistema. Sicuramente è mia intenzione pubblicare consigli e presentazioni, derivanti da questa nuova esperienza, ma prima devo “finire” il giro che ho fatto, anche perchè credo che i consigli sarebbero validi solo se dati da una persona che ha effettivamente portato a termine un round di finanziamento per una seconda volta, ed in questa nuova era post-bolla. I VC che ho elencato, in particolare quelli della sezione “SEED” sono tutte persone facili da incontrare e che capiscono perfettamente il business in rete, e quindi intanto li ho segnalati. in bocca al lupo!
Gibbo, mi fai subito uscire allo scoperto: con Davide ero volutamente un pò seccato e provocatorio, sopratutto perchè volevo portarlo sulla seconda parte del suo messaggio (che ho letto attentamente), quando dice che magari “i primi a non credere troppo nel proprio progetto sono gli stessi che ce l’hanno in mente”.
Il tuo intervento Gibbo (di cui ti ringrazio, e data la mia inesperienza in quel campo non mi è parso così prolisso) mi ha fatto venire in mente un altro aspetto che riguarda i VC, e che propongo qui intanto che Luca finisce il giro
Il problema è infatti capire se veramente hai bisogno di un VC, e per diversi motivi tra cui vorrei per ora escludere quello affettivo per la propria creatura/impresa: se il progetto è buono, funziona! e se funziona stà in piedi da solo. Perchè ci vorrebbero capitali di altri?
Per creare un nuovo servizio/prodotto (su cui vedo dura fare un BP convincente) oppure per poter fare COMUNICAZIONE e far conoscere il prodotto/servizio che già funziona?
A me viene tanto in mente il sarcasmo di Grillo sulle aziende che si quotano in borsa: lo fanno per monetizzare quando non hanno più utili interessanti.
Quindi paradossalmente, per andare da un VC in teoria non devo credere troppo nel mio prodotto/servizio (altrimenti perchè darla via con un pagamento in anticipo) ma nella mia capacità di “creare ricchezza”.
Logico questa è una generalizzazione e quindi una banalizzazione del tema, comunque non vedo nulla di male a mettere insieme dei capitali e farli rendere attraverso un qualcosa a cui di è dato vita.
Personalmente mi sento (purtroppo 😉 ) più attratto dalla autonomia raccontata da Gibbo che alla poliedricità di Luca, ma mi chiedo anche se non sia dovuto ad una eventuale verticalizzazione del prodotto/servizio a cui si è dato vita….
ecco fatto, più prolisso di così non riuscivo!
@Snipers: si può essere titolari anche di un’aziendina eccellente ma che, pert crescere (magari un po’ in fretta, prima di diventare nonni) e per strutturarsi prima che qualche big competotors faccia danni, ha bisogno di capitali.
Se l’imprenditore non li ha e se, com’è probabile, non ha nemmeno garanzie sufficienti per chiedere soldi alle banche, restano solo i miracoli o i VC.
Se rientri nel primo caso, dimmi dove sei che vengo subito a toccarti (magari così il miracolo colpisce anche me, magari solo di striscio, ma è sufficiente).
Se invece opti per la seconda ipotesi, devi tener presente che i VC mettono soldi ma, a differenza delle banche, te li ritrovi, giustamente, come soci e, soprattutto, sai già che dovrai restituir loro i soldi che hanno investito, ad interessi ben più alti rispetto alle banche (ovviamente pur con tutte le opzioni put, call e patti parasolciali di questo mondo, che poi vanno viste di caso in caso).
Oppure, se tu non sarai in grado di ricomprati le loro quote, essi (sempre giustamente) le rivenderanno a chi gliele chiederà (magari qualche tuo attuale concorrente, interessato al tuo business) oppure, se il progetto e gli accordi lo prevedono, ci sarà lo sbarco in Borsa, con tutti i pro ed i contro del caso.
Ha certamente ragione Luca:
i consigli migliori li può dare solo chi ha concluso operazioni con i VC.
Io, come ho detto, ho soltanto iniziato una trattativa che, quando era a buon punto ma non era troppo tardi, ho deciso di interrompere perchè mi rendevo conto che non faceva per me, ed ho fatto da solo (anche perchè, in vita mia, non ho mai amato troppo i soci e infatti, dopo una brevissima esperienza, non ne ho più voluti).
Ma questo non significa che per altri possa essere, invece, un’ottima soluzione.
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Complimenti, ottima ed interessante lista
[…] anche: Infoservi: Fare Startup E’ Difficile? No, Peggio. Luca Lani: Mappa dei venture capital italiani che investono in Internet. Salva o condividi il post come […]
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Qui trovate una lista di venture che finanziano in start-up europee: http://seedcamp.com/pages/investors
interessante, grazie 1000
[…] articolo prende le mosse dall’ottimo post di Luca Lani, Mappa dei Venture Capital italiani che investono in Internet: l’obiettivo è quello di fornire una prima ricognizione dei più noti investitori in […]
La cosa che mi preoccupa nel rivolgermi a VCs è che di fatto non esiste un modo per proteggere la tua idea in internet, cosa costa a loro prendere visione del tuo sito (che ancora conoscono in pochi perchè non hai troppi soldi da spendere in marketing) e farne uno per conto loro? Làsa pert…
Grazie un articolo abbastanza interessante e inconsueto.
Una domanda, ma alla fine il risultato del tuo giro ha portato dei frutti?
[…] su cui investire attraverso oltre 100 testimonial di venture capital italiani. Come ci insegana Luca Lani nel suo blog, i Venture capitalis si dividono in 3 […]
bla bla bla bla… mai cose concrete in questo paese dei balocchi
Grazie per aver condiviso questo articolo!
grande Miriam..cosa non si fa per un link…
Ciao Luca, ti segnalo un errore nel link http://www.h-farmventures.com.. non funziona, manca l’http
Buongiono Luca, Articolo molto dettagliato, non so se sono troppo audace nel chiedere questa informazione, la mia domanda è semplice, se io ho realizzato un prototipo e riesco ad ottenere il brevetto, a chi devo rivolgermi per fare esplodere la mia creazione?
All’isis